La filosofia liberale gode di scarso sucesso per una serie di motivi, primo fra tutti, il fatto che viviamo in una società palesemente distopica, nella quale si spacciano, per vere, fandonie colossali, grazie all’utilizzo di stupidi slogan che esimono dal ragionamento e grazie alla narrazione “fantastica” spacciata dai media mainstream come fiaba della buona notte che rassicura al calduccio di una comfort zone mentale. La contro-informazione verbale diviene difficoltosa, in quanto gli interlocutori non hanno il tempo di riflettere su affermazioni inedite, e la prima reazione naturale, è il rifiuto e il rigetto, sarà per questo che preferisco scrivere. Per persone cresciute in un ambiente a forte connotazione socialista, come lo è l’Italia, parlare di, libertà individuali, responsabilità personale e libera impresa, viene visto come una provocazione. Persino fra gli imprenditori, che credono nella bontà dell’affermazione che il mercato vada normato, regolamentato e protetto. Viviamo in un paese che ha inventato le associazioni di categoria, dove serve un patentino e una marca da bollo per fare qualsiasi cosa e lo accettiamo come fosse necessario, quando in realtà non è nemmeno normale. Un paese ancora ostaggio di vecchie leggi, norme e direttive fasciste, che hanno impregnato la nostra cultura nel tempo. Oggi, i molti provvedimenti coercitivi avanzati a suo tempo, dal fascismo, sono considerati sacri ed inviolabili, divenuti baluardo a difesa dei molti diritti positivi, che via via si sono impadroniti della nostra società, rendendola debole. Purtroppo, si dimentica che, a fronte di un diritto positivo acquisito, vi è sempre un dovere negativo imposto, e qualcuno, dovrà giocoforza, farsene carico, creando quella che è a tutti gli effetti, una ingiustizia una discriminazione. Questi concetti, all’apparenza elementari, non trovano più alcun credito, a causa dell’opinione diffusa, che possano esistere “pasti gratis”, confondendo solidarietà volontaria, con rapina fiscale a mano armata. Chi osa dubitare della bontà delle politiche dirigiste, dedite a piegare, in un senso o nell’altro, le logiche di mercato, viene chiamato; irresponsabile. Chi chiede maggiore libertà di scelta, rispetto ai monopoli coercitivi statalo, viene addirittura considerato una minaccia. Chi denuncia una tassazione, divenuta insostenibile, viene chiamato evasore, persino da chi non paga un euro di imposte, ma le imposte le consuma. Al netto di queste considerazioni, serve ritrovare quell’equilibrio perduto fra assistenti ed assistiti, fra tax payer è tax consumers, fra operosi e parassiti, pena l’implosione del sistema paese Italia, con le logiche conseguenze drammatiche che potete immaginare. A dire il vero, credo si sia già oltrepassato il punto di non ritorno, non tanto da un punto di vista di fattibilità, ma di mentalità. I cattivi maestri, hanno occupato ogni cattedra disponibile, istruzione, informazione, politica, magistratura, e ora persino il soglio di Pietro, pensare di poter vincere la battaglia la vedo davvero dura, ma noi ci proviamo e siamo qui per questo.