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Cancel culture

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La Sinistra sta giocando un gioco molto duro e molto sporco, infangando come “razzista” tutta la storia della civiltà occidentale. Con questo pretesto la “cancel culture” ha preso di mira personalità come David Hume, Adam Smith, Thomas Jefferson, William Gladstone, Winston Churchill.
E’ indispensabile rispondere a questi attacchi ricordando che il fascismo e il nazional-socialismo appartengono al 100% alla famiglia della Sinistra socialista, e per questo può essere d’aiuto l’ottimo articolo di Pietro Agriesti, che consiglio di leggere.

 

di Pietro Agriesti
Il socialismo infatti può essere definito, secondo l’efficace espressione dell’economista Jesus Huerta de Soto, come “ogni restrizione istituzionale (cioè fatta attraverso lo Stato) del libero esercizio dell’azione umana”. Ciò che consente di riconoscere la Sinistra è dunque una sorta di culto dello Stato: tutte le forme di statalismo appartengono alla famiglia politica socialista.
Le forme statolatriche del nazionalsocialismo e del fascismo, come ricorda don Beniamino Di Martino nel libro “Per un libertarismo vincente”, sono quindi varianti della rivoluzione socialista che tende a statalizzare l’uomo, e sono quindi fenomeni totalmente interni alla Sinistra.
L’idea che il nazionalsocialismo e il comunismo stiano all’opposto tra loro è solo un abbaglio derivante dalle vicende storiche. In realtà lottavano entrambi conto lo stesso nemico, l’individualismo liberale. Entrambi volevano distruggere il capitalismo e la società borghese fiorita nel XIX secolo, e cercavano di conquistare lo stesso tipo di pubblico. In termini di teoria e di pratica le differenze erano minime.
Prima della seconda guerra mondiale il fascismo era considerato un movimento progressista, e in America veniva elogiato da quasi tutti i sostenitori di Sinistra del New Deal. Al contrario, era la Destra della Old Right che criticava Roosevelt, facendo notare quanto le sue politiche economiche e sociali fossero simili a quelle del fascismo.
I socialisti nazionalisti prendevano più spesso di mira altri gruppi etnici o nazionali, mentre i socialisti internazionalisti attaccavano soprattutto i “nemici di classe”, tuttavia queste differenze erano spesso molto sfumate e intercambiabili: anche i primi attaccavano i “grandi capitalisti” e “l’alta finanza”, mentre i secondi prendevano di mira certi gruppi etnici: nelle pagine di Bakunin, Proudhon, Fourier, Marx, troviamo infatti degli attacchi violentissimi ai “popoli reazionari” e agli ebrei, proprio come oggi le frange più estreme della Sinistra multiculturalista minacciano il genocidio dei “bianchi occidentali”.
Come ha scritto George Watson nel libro “La letteratura perduta del socialismo”, «La pulizia etnica ha fatto parte del socialismo ortodosso per un secolo e oltre … Nei cento anni che vanno dall’articolo di Engels nel 1849 fino alla morte di Hitler, tutti coloro che sostennero il genocidio si definirono socialisti, e non è possibile trovare alcuna eccezione».

Saggi e Studi

by Guglielmo Piombini

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Editore (Leonardo Facco Editore e Tramedoro), scrittore, saggista, studioso di Liberalismo e Scuola Austriaca di Economia.

Guglielmo Piombini

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