
Dal risparmio al PIL über alles
In questa generazione perduta nella quale tocca vivere solo il libertario quantistico riesce a vedere qual che è e nello stesso tempo non è.
Solo al gatto dentro la scatola, quello che non si sa se sia vivo o sia morto, è data la memoria del tempo. E il tempo è quello nel quale si leggeva del risparmio che precede la spesa. Del fatto che il capitalismo è basato sul risparmio e che la società dei consumi è keynesiano procurare denaro perché sia speso.
Il PIL è la registrazione della circolazione del denaro, per il quale sono indifferenti l’uso e l’origine ma anche gli effetti della spesa.
Per il PIL è indifferente che la spesa sia dovuta ad una catastrofe o sia spesa per adempimenti inutili o addirittura per ostacolare le attività veramente produttive
Tutto fa PIL, come dire.
In epoca di corona virus è giocoforza quindi spendere, anche se non se ne ha voglia. Si vorrebbe stare in casa e proteggersi dalla malattia, riflettere sul da farsi, inventare cose nuove, dedicarsi a sé. Possiamo d’altra parte permettercelo, siamo un paese tra i più forti economicamente e non dovrebbe essere catastrofico limitare alcune attività per un breve periodo.
Il PIL però incombe e pare qualche aperitivo in meno danneggi l’economia.
Nella realtà invece le chiusure delle attività più pericolose danneggiaon solamente chi ne viene coinvolto. Per tutti si traduce in un risparmio, nell’accumulo di risorse che un domani potranno essere reinvestite.
Nella notte nera le vacche sono tutte nere e i concetti si confondono e l’economia si confonde con il benessere, questo dipende dal PIL e il PIL origina dai consumi che non possono cambiare, pena la catastrofe.
Ma dov’è scritto che io debba andare al bar e farmi l’aperitivo? e se non ne ho voglia? sarò obbligato, in nome del PIL? E dovrò andare al cinema se no i cinema chiudono? e in palestra controvoglia perché le palestre devono vivere?
I fabbricanti di candele, ce lo ricorda Bastiat, finirono in miseria quando fu inventata l’illuminazione elettrica. Cosa bisognava fare? obbligare all’uso delle candele? e i maniscalchi? e i fabbricanti di cavezze per i cavalli che non potevano applicarle alle automobili? Cosa direbbe oggi Bastiat di diverso da allora?
Ma i tanti, immemori delle belle lezioni di un tempo, oggi sventurati vogliono più PIL, keynesiani fuori da un tempo ormai andato.
