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CON IL DIGITAL SERVICE ACT LA CENSURA EUROPEA È UNA MINACCIA. ANCHE PER GLI USA.

CON IL DIGITAL SERVICE ACT LA CENSURA EUROPEA È UNA MINACCIA. ANCHE PER GLI USA.

Il Digital Service Act, la legge europea sui servizi digitali, approvata a luglio 2022, sta per diventare esecutiva. Purtroppo.

Ecco cosa comporta:

  • l’obbligo da parte dei social media di presentare periodicamente rapporti sulla moderazione dei contenuti e sulla “riduzione dei rischi” ai burocrati dell’UE
  • la supervisione da parte dell’UE della vigilanza delle piattaforme dei social media sulle informazioni “dannose”, che potrebbero potenzialmente includere la disinformazione sulla salute e i “discorsi d’odio illegali”.
  • la creazione di nuovi poteri di emergenza della Commissione Europea per “richiedere” alle piattaforme dei social media di intraprendere azioni per “prevenire, eliminare o limitare” qualsiasi uso dei loro servizi che potrebbe “contribuire” a una “minaccia” alla sicurezza pubblica o alla salute pubblica.

E si badi che perché qualcosa sia una “minaccia” non è necessario che sia falsa, è sufficiente che possa potenzialmente spingere a comportamenti che l’autorità politica ritiene pericolosi o frenare l’adesione a comportamenti che l’autorità politica ritiene virtuosi.

Durante il covid sono state censurate informazioni vere perché “promuovevano l’esitazione a vaccinarsi”. Per cui se io condivido uno studio sulle miocarditi e gli effetti collaterali dei vaccini non conta se lo studio sia solido, inattaccabile, peer reviewed e accettato dall’intera comunità scientifica, vengo comunque censurato perché la gente leggendolo poi non si fiderebbe più dei vaccini ed esiterebbe a vaccinarsi.

Non solo il DSA è una minaccia anche fuori dall’Europa:

La Electronic Frontier Foundation (EFF) la scorsa estate, mentre la legislazione prendeva forma definitiva, ha avvertito che “Il DSA obbliga le piattaforme a valutare e mitigare i rischi sistemici, ma c’è molta ambiguità su come questo si tradurrà in pratica. Molto dipenderà da come le piattaforme dei social media interpreteranno i loro obblighi ai sensi del DSA e da come le autorità dell’Unione Europea applicheranno il regolamento”.

L’EFF è stata relativamente gentile nel valutare la legge, soprattutto perché le proposte precedenti erano ancora più invasive. Tuttavia, ha aggiunto Christoph Schmon, direttore delle politiche internazionali dell’EFF, “possiamo aspettarci un modello di co-regolamentazione altamente politicizzato, con un ruolo poco chiaro delle agenzie governative, che potrebbe creare problemi reali“.

Secondo Jacob Mchangama, responsabile di Justitia, un think tank danese:

“I contenuti illegali sono definiti in modo molto diverso in Europa”, “In Francia, i manifestanti sono stati multati per aver raffigurato il presidente Macron come Hitler, e i “discorsi d’odio” resi illegali possono comprendere l’umorismo offensivo. Austria e Finlandia criminalizzano la blasfemia e nell’Ungheria di Victor Orban sono vietate alcune forme di “propaganda LGBT”. Il Digital Services Act obbligherà essenzialmente le Big Tech ad agire come censori privatizzati per conto dei governi – censori che godranno di ampia discrezionalità in base a standard vaghi e soggettivi”.

“Le politiche europee non si applicano agli Stati Uniti, ma date le dimensioni del mercato europeo e il rischio di responsabilità legale, sarà allettante e finanziariamente saggio per le aziende tecnologiche con sede negli Stati Uniti orientare le loro politiche globali di moderazione dei contenuti sempre più verso un approccio europeo, per proteggere i loro profitti e semplificare i loro standard globali”.

Dato che la legge prevede una potenziale sanzione pari al “6% del fatturato mondiale annuo del fornitore di servizi di intermediazione” per le aziende che non soddisfino le autorità di regolamentazione, i fornitori di servizi online avranno un forte incentivo a limitare ciò che si può dire, optando per maggiori restrizioni piuttosto che per più libertà di parola, per compiacere una moltitudine di censori.

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