
Il necessario ritorno alla vecchia normalità

Così come l’OMS è costretta a riconoscere che l’affidabilità dei tamponi è così scarsa che essi non dovrebbero essere più usati per determinare le politiche di contenimento del contagio, sempre più microbiologi si vanno convincendo, studi alla mano, che la velocità di mutazione di questo virus rende probabile l’inutilità della via vaccinale per un ritorno alla normalità che noi tutti desideriamo (tranne coloro che con la “nuova normalità” traggono benefici di ogni tipo).
La “vecchia normalità” prevedeva una vaccinazione annuale per le categorie a rischio e comportava il solito triste tributo di vittime tra anziani e pazienti con quadro clinico già difficile, come accade da sempre.
L’influenza si cura a domicilio e si guarisce, e lo stesso vale per questa. L’OMS dichiara che una persona che non presenta sintomi deve essere considerata sana. Cosa che le persone di buon senso hanno sostenuto da subito rifiutando il concetto della quarantena per i sani come stupidamente ancora tanti governi si ostinano ad applicare.
In altri termini, un vaccino definitivo per il Covid assai probabilmente non si potrà trovare mai e sarebbe molto più intelligente e produttivo investire sulla cura degli ammalati. La strada degli anticorpi monoclonali è la più promettente. La Germania ha cominciato ad acquistare milioni di dosi invece di trastullarsi con zone colorate e fantasiose leggi sui TSO obbligatori di cui ciancia il nostro popolo ancora profondamente fascista e sempre notevolmente irrazionale. Sarebbe altrettanto imbecille anche solo immaginarsi di costringere un popolo di milioni e milioni di persone a vaccinarsi ogni anno, magari con due richiami.
In questo articolo di un giornaletto di Varese che non si è certo distinto per essere immune al pensiero unico, anzi l’opposto, troverete un link, per chi fosse interessato, per scaricare un dettagliatissimo paper redatto in inglese da un nutrito gruppo di microbiologi italiani che hanno individuato già SETTE varianti nella sola Lombardia.
«Nella fase odierna dell’emergenza l’attenzione sulle varianti del virus è altissima proprio perché è dalle varianti che arriva il rischio più grande. L’esplosione di casi di contagio in molti paesi europei sembra essere legata proprio ad una maggiore contagiosità del virus legata ad una sua variante. Inoltre, si teme che nel suo processo di variazione il virus possa rafforzare la sua resistenza alla risposta immunitaria fornita dai vaccini prima ancora che la campagna vaccinale sia completata.»
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