
Inauguriamo una stagione della politica nuova e rivoluzionaria: la scommessa di Nuova Costituente e Forza Guardiana.

Qualche giorno fa avevo proposto a Carlo Lottieri di unire le forze e gli obiettivi di Nuova Costituente e Forza Guardiana per la creazione di una nuova e originale forza politica che agisse secondo due direttrici: autonomia territoriale e limitazione del potere centrale. La risposta di Carlo è stata positiva.
(Sia la mia proposta che la sua risposta le trovate su libplus.it ai seguenti link.
Vorrei adesso spiegare in breve la mia personale visione della nuova azione politica che ne scaturirà che ne decreterà, a mio avviso, il successo.
Va detto che ci troviamo per la prima volta nella storia della politica italiana davanti a qualcosa di completamente nuovo. Vediamo perché. Prima però vorrei fare alcune brevi considerazioni generali.
1. Una organizzazione sociale libera di diritto privato è un modello ideale sul piano etico ed economico. Salvaguarda i diritti negativi comuni a tutti gli uomini e determina prosperità. Una forte etica della libertà, inoltre, deve informare ogni filosofia politica che non voglia degenerare verso pratiche collettiviste e liberticide.
2. Ma le persone sono solo in minima parte libertarie e liberali e la loro natura è tale da far si che un modello di organizzazione sociale basata sul diritto privato non si possa realizzare. La storia ha mostrato infatti che si affermerà sempre un modello statuale basato sulla forza.
3. Se questo è vero, è opportuno però che l’unità di governo della cosa pubblica sia di piccole dimensioni, sia per salvaguardare meglio i diritti dei singoli sia per consentire la libera competizione tra queste unità di governo. Questa competizione è infatti l’unica condizione per garantire benessere, democrazia e libertà. Attenzione, questo non vuol dire che non ci possano essere pessimi governi locali autoritari e non democratici, vuol dire che tanti governi locali massimizzano il benessere complessivo.
4. Quanto piccoli devono essere i governi locali? La dimensione ottimale non può che essere basata sulla libera scelta. Ovvero queste unità di governo dovrebbero essere libere di associarsi o dividersi secondo la volontà dei cittadini. Il diritto di dividersi e associarsi dovrebbe pertanto essere uno dei diritti fondativi da salvaguardare per ciascuna di queste unità di governo.
5. Ma in un mondo globalizzato deve anche essere facilitata la collaborazione e il corretto scambio di informazioni, di merci, di servizi e di persone tra queste piccole unità di governo. Si rendono pertanto necessarie organizzazioni sovraterritoriali di coordinamento. Anche in questo caso la cessione di sovranità locale non può che avvenire su base volontaristica e revocabile. E perché questo sia garantito, deve esistere una forza popolare costante che contrasti la loro naturale tendenza a sottrarre potere alle unità di governo territoriali.
E veniamo adesso all’unicità del progetto politico congiunto di Nuova Costituente e Forza Guardiana e della sua originale strategia di attuazione.
1. Il cuore è il focus sul territorio che deve avere la massima autonomia di governo. La singola unità di governo locale può fare meglio gli interessi dei cittadini che possono a loro volta meglio controllarla. È evidente che la figura del sindaco o del governatore eletto è centrale a questa politica, molto di più dell’appartenenza partitica. La competizione politica viene pertanto parzialmente depoliticizzata, sottratto alle divisioni ideologiche dei partiti che creano schieramenti precostituiti.
2. Il secondo punto è l’attuazione del principio di volontarietà e autodeterminazione. Il territorio deve potersi rendere indipendente quanto vuole da un governo centrale. Deve potersi dividere e associare. Per assicurare questo, nella realtà italiana, è necessaria una forza popolare che agisca sia a livello locale che a livello centrale. In particolare a livello centrale è necessaria una forza politica riformatrice che riscriva l’articolo 5 della costituzione spezzando un arbitrario vincolo di legge che sovrasta la volontà dei popoli e introducendo il diritto di secessione e di associazione.
3. Il terzo punto è una forza guardiana che agisca a livello centrale per consentire il diritto di veto delle maggioranze concorrenti nei confronti delle attività espropriative delle maggioranze numeriche. Una forza antipolitica che abbia un solo obiettivo, limitare gli spazi del potere centrale gestito dai partiti tradizionali. E per farlo svolga l’unica azione coerente con questo obiettivo, ridurre la spesa pubblica, la fonte del potere centrale, la causa di esproprio di risorse dei cittadini (tassazione e debito), il freno a uno sviluppo economico basato sul libero mercato e ad un globale benessere economico.
Perché Carlo Lottieri ha perfettamente ragione quando afferma che se si vuole una struttura federale, si può non essere libertari a livello locale ma si deve essere libertari a livello centrale.
L’azione di Nuova Costituente e Forza Guardiana al contrario si svolgerà a livello locale con liste civiche per la conquista di spazi di governo locali e a livello centrale con un partito antistatalista finalizzato a garantire la massima autonomia territoriale, riformare l’articolo 5 della costituzione e ridurre la spesa pubblica.
I partiti tradizionali da parte loro continueranno a competere per gestire le risorse che lo stato centrale sottrae ai cittadini, ognuno con i suoi valori fondativi. E ci saranno alcuni partiti migliori di altri; tutti però saranno accomunati dallo stesso paradigma politico, che è un paradigma statalista e centralista.
Quanto alla strategia di attuazione sarà bottom up, rivoluzionaria e populista.
A questo proposito prendo in prestito le parole di Marco Faraci tratte dal suo ultimo articolo su atlanticoquotidiano.it (Lo statalismo delle élite e le ragioni di un “liberismo populista” http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/lo-statalismo-delle-elite-e-le-ragioni-di-un-liberismo-populista/)
“Probabilmente l’unica strada per scardinare l’attuale impianto statalista nasce dalla possibilità che le idee e le proposte di libero mercato si incontrino con le istanze dei tanti “perdenti” della politica mainstream di spartizione e distribuzione delle posizioni garantite e di rendita.
Più che di politiche “libdem” che flirtino con i “salotti buoni” e con le “stanze dei bottoni”, forse c’è bisogno, oggi, di un “liberismo populista”, di un nuovo antistatalismo che si proponga di rappresentare coloro che sono esclusi dai “giri giusti” e dai circuiti garantiti.
In quest’ottica, un “liberismo populista” dovrebbe essere disposto a “sporcarsi le mani”, a uscire dall’area di comfort dei convegni e dell’alta teoria, per parlare un linguaggio effettivamente comprensibile a quelle parti di società che vivono ogni giorno in prima linea le angherie del potere politico. Serve un liberismo “per la gente comune” che, senza compromettere i propri princìpi di fondo, abbia la capacità di abbandonare qualsiasi forma di snobismo e non abbia paura di confrontarsi con i sentimenti e le ansie affrontate quotidianamente dalle persone.“
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