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La “cancel culture” non esiste

La “cancel culture” non esiste
Recentemente qualcuno mi ha detto che la cancel culture non esiste. E devo dargli ragione.
Non è vero che si può venire aggrediti, censurati, licenziati, messi alla gogna, etc.. sulla base delle più piccole o inesistenti violazioni del politicamente corretto, che ci sia un clima sempre più tossico e intimidatorio per chi non è percepito abbastanza progressista, che il politicamente corretto sia degenerato, che ci sia qualcosa che non va col progressismo..
Infatti tutto quello che posterò qui sotto in ordine sparso a titolo di esempio non esiste, proprio come la cancel culture:
Un uomo nero della sicurezza di un campus universitario non è stato licenziato (poi riassunto per intervento del sindacato) per aver detto a uno studente nero come lui, che lo chiamava Nigger, di non chiamarlo Nigger, ripetendo la parola:
Stephen hsu non ha perso un posto di primo piano all’università costretto a dimettersi per aver discusso con esperti del ramo alcuni studi di genetica, accusati di razzismo ad minchiam:
Non è in corso una campagna per fare pressione su fb, per intervenire non tanto a segnalare le notizie false, quanto a censurare i contenuti “Razzisti, discriminatori, e di odio” che “non devono trovare posto nella nostra società”, che tradotto nel contesto attuale, questa stessa lista di cose che non esistono spiega perfettamente cosa vuol dire:
Le università non provano a prescrivere come parlare e non parlare, venendo addirittura bloccate per censura dalla corte costituzionale, solo per riproporre guide caldamente consigliate al linguaggio corretto:
Non c’è un numero crescente di intellettuali, anche non di destra, che denuncia quello che sta accadendo nei media, nel giornalismo e nella sfera intellettuale usa, come un continuo restringersi della libertà di espressione, e un clima censorio e repressivo, oltre ovviamente a quelli che hanno firmato la lettera che non esiste per harper magazine:
Per es. Matt Taibbi:
Non si è lamentato persino Obama dell’eccesso di puritanesimo (c’è sempre un puro più puro che ti epura diceva qualcuno):
Non ci sono famosi attrici assaltate per aver pensato di interpretare il ruolo di un trans senza essere trans, che spintaneamente ci ripensano:
Non ci sono professori e studiosi che spiegano che la matematica è razzista e suprematista:
Non ci sono articoli deliranti che danno del razzista a qualsiasi cosa sotto il sole, ad esempio:
L’associazione economisti americani nel dare delle liste di letture consigliate sul tema economia e razzismo, non ha censurato le voci di importanti economisti neri solo perché conservatrici, compreso quello che è probabilmente il più importante economista nero al mondo, nonostante il suo lavoro sia in gran parte specificamente sulle minoranze, la discriminazione e il razzismo:
David shor non è stato licenziato per aver ritwittato uno studio che diceva che le proteste pacifiche hanno più successo di quelle violente, perché in questo contesto è stato visti come qualcosa contrario a blm:
Un uomo non è stato licenziato dall’azienda del gas di San Diego, accusato di avere fatto un gesto da suprematista bianco con la mano fuori dal finestrino al semaforo, salvo che non era vero..
Questo studio non è stato ritirato nonostante non ci fossero obiezioni di merito valide perché contraddice l’idea che le persone uccise dalla polizia siano sproporzionatamente nere:
Non ci sono serie TV, singoli episodi, o personaggi “abbattuti” perché non corrispondenti ai canoni correnti, spesso senza che vi siano motivi ragionevoli:
Alison brie non si è scusata per aver dato voce in bojack horseman a un personaggio vietnamita senza esserlo:
Non siamo al punto in cui tutti i bianchi vengono accusati ed essere razzisti in quanto bianchi:
Non sono sempre più frequenti gli episodi in cui a voci non allineate col progressismo e conservatrici si impedisce di parlare:
Non c’è un professore sotto indagine da parte della sua università dopo che gli studenti si sono lamentati di essersi sentiti a disagio in classe per il suo uso della parola Nigger, parola che aveva usato, leggendo in classe la famosa Lettera dal carcere di Birmingham di Marthin luther king, dove King usa questa parola nel mentre di una spiegazione di tutto quello che i neri hanno dovuto subire e del perché lottano, non siamo al punto dove si chiede di censurare persino king:
“In a virtual class lecture, Peris read a portion of King’s “Letter from a Birmingham Jail,” which contains a couple of uses of the word “nigger.” On June 2, one UCLA student tweeted a video of Peris reading a passage from King’s letter, declining to omit the epithet, and expressed outrage at his uncensored reading and called for his termination”
Non siamo al punto in cui un professore viene preventivamente rimosso dal suo incarico per aver preso in giro su Twitter l’idea di togliere i fondi alla polizia, mentre gli chiudono le collaborazioni e i suoi colleghi ne chiedono la testa, infatti il caso di Harald Uhlig per fortuna non esiste (per fortuna poi è stato scagionato, ma intanto speriamo abbia capito il messaggio, se no magari la prossima volta si può provare con una cara vecchia testa di cavallo):
Non esistono lettere come questa, di denuncia della soppressione della libertà per studenti e professori e ricercatori nelle università, ma se esistessero andrebbero rifiutate con sdegno (la libertà sta benissimo e chi non è d’accordo andrebbe censurato):
Non esiste, per fortuna perché fosse esistito sarebbe stato grottesco, neanche il caso del professor Klein, colpevole di razzismo, o di ferire i sentimenti degli studenti, rifiutando di regalare voti agli studenti, in considerazione del trauma che i fatti di Minneapolis hanno prodotto in loro:
Non esiste il caso dell’Università del Delaware che voleva (le proteste l’hanno fermata) sottoporre gli studenti a una rieducazione obbligatoria per imporre precise opinioni politiche, culturali, sociali (al posto di lasciare che si formino le proprie in un ambiente libero, di confronto aperto, plurale e civile), fra cui che tutti i bianchi sono intrinsecamente razzisti:
NEWARK, Del., October 30, 2007—The University of Delaware subjects students in its residence halls to a shocking program of ideological reeducation that is referred to in the university’s own materials as a “treatment” for students’ incorrect attitudes and beliefs. The Orwellian program requires the approximately 7,000 students in Delaware’s residence halls to adopt highly specific university-approved views on issues ranging from politics to race, sexuality, sociology, moral philosophy, and environmentalism. The Foundation for Individual Rights in Education (FIRE) is calling for the total dismantling of the program, which is a flagrant violation of students’ rights to freedom of conscience and freedom from compelled speech.
“The University of Delaware’s residence life education program is a grave intrusion into students’ private beliefs,” FIRE President Greg Lukianoff said. “The university has decided that it is not enough to expose its students to the values it considers important; instead, it must coerce its students into accepting those values as their own. At a public university like Delaware, this is both unconscionable and unconstitutional.”
The university’s views are forced on students through a comprehensive manipulation of the residence hall environment, from mandatory training sessions to “sustainability” door decorations. Students living in the university’s eight housing complexes are required to attend training sessions, floor meetings, and one-on-one meetings with their Resident Assistants (RAs). The RAs who facilitate these meetings have received their own intensive training from the university, including a “diversity facilitation training” session at which RAs were taught, among other things, that “[a] racist is one who is both privileged and socialized on the basis of race by a white supremacist (racist) system. The term applies to all white people (i.e., people of European descent) living in the United States, regardless of class, gender, religion, culture or sexuality.”
Gli attivisti per il revisionismo storico “antirazzista” espresso vandalizzando statue non hanno indiscriminatamente coinvolto nelle loro purghe un po’ tutte le statue che gli capitavano a tiro, comprese quelle di ex schiavi, antischiavisti, abolizionisti, persone che in vario modo lottarono contro la schiavitù. Per es. non hanno vandalizzato anche la statua di Cervantes:
Steven Pinker non è stato attaccato sulla base del nulla, in nome di “non supporta abbastanza blm”:
Il New York Times non ha in corso un progetto che riscrive vergognosamente la storia americana rivedendo tutto alla luce della nuova “sensibilità” progressista, in modo storicamente inaccurato e distorto:
Il curatore di un importante museo non ha perso il posto per aver sostenuto che il museo avrebbe continuato a comprare anche quadri di artisti bianchi:
Non siamo arrivati alle surreali controversi sui pronomi da usare:
E per fortuna! D’altronde non è possibile che chi ha sempre fatto prediche di tolleranza, rispetto, confronto, studio, civiltà, empatia, rispetto della diversità che ovviamente è anche diversità di opinione, ideologica, politica, religiosa, di concepire la sessualità, la famiglia, etc… si sia bevuto il cervello fino a questo punto. Che poi voglio dire in buona parte era la stessa gente che nella famosa contesa tra un pasticcere che non voleva fare una torta per un matrimonio gay e la coppia gay che lo aveva citato per discriminazione, stava dalla parte della coppia gay. Gente così contraria alla discriminazione, non approverebbe mai simili discriminazioni per motivi così futili. Sarebbe veramente assurdo..

SEGNALAZIONI – 14/06/2023

Covid 19 – rivelazioni sulle origini
Letteratura – Morto Cormac McCarty
Informazione – L’indipendenza dei media in Grecia, il Digital News Report 2023, lo scontro interno a Reddit
ESG – Come mai il tabacco ha punteggi più alti delle auto elettriche?
Ancapistan – Ordine pubblico senza Stato
Nuovi Stati – C’è chi vorrebbe fondare uno Stato dedicato al biohaking

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I PERICOLI DELLA LOTTA ALLA DISINFORMAZIONE

Quando sentite dire che la disinformazione è un pericolo per la democrazia pensate a questo: che spesso la fanno le istituzioni, i principali partiti, i media mainstream.

Con il Russiagate è andata proprio così: le informazioni false del Dossier Steele, quelle su Alpha Bank, le scorrettezze nelle richieste FISA e tutto il resto sono stati opera congiunta in vario modo dell’opera della Campagna Clinton, dell’FBI, dei media mainstream, del Partito Democratico, etc..

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