Select Page

La lotta di classe al tempo del Covid

La lotta di classe al tempo del Covid

Appare sempre più evidente che la pandemia economica, a sua volta innescata dalla folle gestione statale della pandemia sanitaria, sta portando alla ribalta, sotto una nuova luce, concetti e categorie che siamo abituati a ricondurre a un determinato periodo storico, e la cui matrice ideologica da sempre condiziona la percezione comune.

Poche idee sono così profondamente associate al marxismo come i concetti di classe e di conflitto di classe. E, parimenti, poche idee risultano così deficitarie e scientificamente inconsistenti come i concetti di classe e di conflitto di classe interpretati alla luce della lettura marxiana.

Ma oggigiorno, checché se ne dica, non vi è alcuno scontro tra proletari e borghesi, o tra padroni e operai; gli antagonismi non si creano fra appartenenti a un gruppo sociale in cui i componenti sono discriminati in ragione della loro diversa collocazione rispetto alla proprietà dei mezzi di produzione.

Semmai, ed è lapalissiano, esiste una frattura insanabile tra i produttori di ricchezza che operano nel settore privato (imprenditori e loro dipendenti, professionisti, partite Iva) e che, nella contingenza attuale, non godono di nessuna protezione, e l’esercito dei dipendenti pubblici e dei percettori di paga pubblica il quale, nel bene o nel male, può invece continuare a mantenere il proprio tenore di vita, come se nel frattempo nulla stesse succedendo intorno a lui.

I primi, per la natura stessa delle loro attività, vivono di relazioni e di scambi di mercato e, proprio grazie all’imposizione cui è assoggettata la ricchezza generata da quelle relazioni e da quegli scambi, hanno l’onere di mantenere tutto il baraccone. Qualsiasi restrizione alle attività e qualsiasi limitazione di movimento pregiudica in maniera irrimediabile la loro capacità di generare reddito, aleatoria e incerta per definizione.

Per converso i secondi, forti delle loro presunte garanzie di sicurezza economica e di stabilità giuridica, possono invocare l’ingiunzione di chiusure e di blocchi più o meno generalizzati, sempre in nome dell’emergenza ça va sans dire: tanto la loro capacità di introitare rendite, che non hanno alcuna necessità di produrre in via diretta, non viene in alcun modo posta in pericolo.

Ciò che pochi sanno, però, è che l’idea del conflitto tra le classi sociali non è stata inventata dai pensatori socialisti, ma da autori liberali in lotta contro gli antichi regimi assolutistici.

Social Class and State Power, il testo recensito questa settimana per Tramedoro, raccoglie in un magnifico compendio gli scritti di eminenti e straordinari pensatori che hanno influenzato gli ultimi tre secoli di storia, e costituisce un tesoro di inestimabile valore per indagare, sotto una diversa luce, i fenomeni delle classi, del potere sociale e dello sfruttamento. Leggendo questi testi, che insieme formano una coerente “teoria liberale della lotta di classe”, avremo modo di scoprire che, ben prima di Marx, esisteva una affascinante e nobile tradizione di pensiero per la quale è solo l’intervento dello Stato, non la proprietà degli strumenti di produzione, che crea la divisione in classi e produce di conseguenza spoliazioni, antagonismi e conflitti.

Di fatto, il periodo chiave che vede emergere, in una forma organizzata, l’elaborazione logicamente coerente di idee, leggi e principi intesi a descrivere e interpretare il fenomeno dello sfruttamento sociale è il secolo che va dal 1750 al 1850: un periodo storico che, non casualmente, coincide con la fioritura dell’Illuminismo e della rivoluzione liberale.

La teoria liberale della lotta di classe non deve però essere concepita come una tradizione di pensiero rigida e monolitica, ma piuttosto come un approccio analitico che condivide una rosa di principi e di valori fondanti, quali la fiducia nella libertà individuale, il rispetto dei diritti di proprietà, l’opposizione all’uso della violenza per l’acquisizione della risorse altrui, la contrapposizione a ogni forma di monopolio o di patente regia, la sfiducia in un governo illimitato o, addirittura, in un governo tout court.

Clicca qui per leggere la recensione completa di Social Class and State Power

Il volume in lingua italiana più approfondito su questi argomenti è invece Parassitismo politico e lotta di classe. Per una riscossa dei produttori, pubblicato dalla Leonardo Facco Editore alla fine del 2019. Il libro è ordinabile presso la Libreria del Ponte. Solo per questa settimana, presso la stessa Libreria del Ponte, è in offerta a € 13 anziché € 17!

Clicca qui per beneficare dell’offerta

Clicca qui per la presentazione del libro Parassitismo politico e lotta di classe. Per una riscossa dei produttori da parte degli autori: webinar organizzato dall’Istituto Liberale con LPU e SFL Svizzera lo scorso 14 ottobre.  

 

 Articolo di Cristian Merlo

Libertycorner

by Cristian Merlo

Nato a Lecco nel 1976, si è laureato in Politica Economica, presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano, discutendo la tesi: “La ‘riscoperta’ della Scuola Austriaca in Italia: il contributo di Bruno Leoni”. Lavora nel settore del credito, occupandosi di organizzazione e normativa bancaria. È da sempre un appassionato cultore di tutto ciò che verte attorno al mondo del liberalismo e del libertarismo, specie sotto il profilo dell’analisi giuridica ed economica. Attualmente coopera, in qualità di recensore, alla stesura di sintesi ragionate per Tramedoro.

Cristian Merlo

About The Author

Leave a reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Share This

Share This

Share this post with your friends!