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La politica identitaria è assurda

La politica identitaria è assurda

Io sono tecnicamente un InCel (celibe involontario). Ci sono InCel meno tolleranti di me che si danno al terrorismo. O per lo meno formano comunità sul Web caratterizzate da discorsi estremisti. Stanno antipatici ai giornalisti perché associati all’estrema destra. Se fossero associati all’estrema sinistra, come i gay e i trans, sarebbero (saremmo) “minoranza” da tutelare per legge. Ma la minoranza è per nascita, non per scelta. O no? Adesso no, se leggi cosa dicono gli InCel più radicali, la nostra non è una scelta ma una condizione di cui siamo vittime dalla rivoluzione sessuale in poi. Inoltre: se sei quello che senti di essere, diventi minoranza per “scelta” in un mondo in cui svanisce anche il concetto stesso di scelta (che pur sempre indica una determinazione) nella “fluidità”. Quindi scopro di essere minoranza anche io. Abbiamo anche un passato di persecuzione: la tassa sul celibato, sotto il fascismo. Se solo avessi dei compagni di strada più bravi a fare lobbying e non dei nerd che tifano Breivik, mettono bombe e sparano alle donne, sarei pure in una minoranza tutelata dalla legge e godrei di quote riservate agli InCel nel lavoro, nello sport e nella comunicazione. E farebbero film a Hollywood sugli eroi della causa InCel.
Però capite che la politica identitaria è assurda? 

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Giornalista, saggista. Laureato in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Pavia.

Una volta che si è tolta la verità all’uomo, è pura illusione pretender di renderlo libero. Verità e libertà, infatti o si congiungono insieme o insieme miseramente periscono. (San Giovanni Paolo II)

Stefano Magni

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