
L’utopia italiana della ripresa economica

E come volevasi dimostrare, le stime dei sedicenti esperti vengono smentite. Scontato e già previsto dal sottoscritto tra l’altro, come lo era la fallibilità dei loro modelli statistici. Le precedenti stime, infatti, presupponevano una crescita di circa il 10% per il 2021 e un moltiplicatore debito/fiscale senza precedenti. Questa è quella che viene definita una ripresa a forma di K, in cui alcuni settori si riprendono rapidamente (settori ad alto valore aggiunto) e la maggioranza (piccole/medie imprese, lavoratori autonomi) non si riprende o non peggiora. Ma non scordiamoci due cose: circa $26.000 miliardi iniettati dalle banche centrali sono stati utilizzati principalmente per perpetuare la spesa pubblica; i bilanci delle imprese sono stati danneggiati ad un livello che renderà difficile vedere una crescita significativa degli investimenti al di sopra del deprezzamento.
L’Italia fa parte di quei Paesi che hanno colto l’opportunità della crisi per aumentare gli squilibri strutturali e la spesa corrente senza un ritorno economico reale. Una crisi di solvibilità non può essere risolta con la liquidità. Tutti i programmi di QE non impediscono un’accelerazione delle bancarotte. Troppa speranza è riposta nella magia dell’effetto moltiplicatore keynesiano, nonostante l’evidenza della sua scarsa efficacia mostrata (per l’ennesima volta) dal Piano Crescita e Occupazione 2009 e del Piano Juncker. La probabilità, quindi, che i nuovi fondi provenienti dall’Europa vengano utilizzati in modo improprio e improduttivo è alta, se non una certezza.
Anche se accettassimo moltiplicatori fiscali positivi, l’evidenza empirica degli ultimi quindici anni mostra un impatto significativamente negativo degli stimoli fiscali.
Cosa ci si può aspettare? Intanto assistiamo alla revisione al ribasso delle stime di crescita del PIL nei Paesi con il più alto indebitamento e dove lo spazio fiscale è stato utilizzato per perpetuare la spesa pubblica corrente e finanziare stabilizzatori automatici. A ciò seguirà un forte aumento del debito poiché i deficit rimarranno elevati, cosa che avrà un impatto anche sulle stime per il 2022. Poiché gli stati possono decidere di aumentare le tasse per finanziare parte dell’aumento del deficit (ad esempio in Italia ci si può aspettare una rinnovata tassazione sugli immobili con la riforma del catasto), l’impatto sull’occupazione e sulla crescita sarà probabilmente maggiore. E non scordiamoci la formazione di capitale, poiché il 2020 ha visto una zombificazione dell’economia senza precedenti.
C’è un solo modo per rafforzare la ripresa: ridurre gli squilibri strutturali ripristinando la sanità di bilancio e attuando misure serie per attirare capitali. Maggiore spazio fiscale e monetario sono solo scuse per perpetrare clientelismi e spreco di risorse economiche.
IL VERO MALATO È IL SISTEMA BANCARIO EUROPEO
A quanto pare si ignora volontariamente il fatto che il sistema bancario commerciale mondiale e più in generale quello finanziario sono interconnessi e data la confusione nell’accounting dei bilanci, a causa soprattutto dell’ingegneria finanziaria degli ultimi dieci anni in particolari che ha dato vita a vere e proprie bombe a orologeria finanziaria, il fallimento di una banca in Giappone può rappresentare un guaio per una banca italiana
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Accademico della Scuola Austriaca d’economia, blogger, scrittore, studioso di liberalismo. E’ stato varie volte relatore in conferenze e ospite in trasmissioni radiofoniche. Nel 2012 partecipa alla fondazione dell’Associazione Von Mises Italia di cui è responsabile editoriale. Dal 2018 è community manager per il progetto Melis Wallet e nello stesso anno è entrato a far parte del Comitato Scientifico della Bcademy.