La libertà di espressione è sotto attacco.
Si è iniziato in modo ingenuo: si devono vietare le fake news. Ciò che è falso non può essere diffuso, perché altrimenti si influenzano in modo errato le opinioni delle persone che non sono capaci di verificare i fatti. Il problema però è: chi certifica la verità?
Si è proseguito in modo subdolo: si deve vietare l’istigazione all’odio. Con notizie false? Non solo, anche con notizie vere. Il problema si complica: qual è la linea di demarcazione tra istigazione all’odio e informazione, o opinione, o lotta politica?
Si è andato avanti in modo inquietante: si deve evitare di mettere a disagio le persone con messaggi politicamente scorretti. Ci sono quindi parole che non possono essere usate, libri che non possono essere letti, informazioni che non possono essere date. Chi decide però cosa è politicamente scorretto? Un censore onnisciente, un algoritmo?
Si sta concludendo in modo tragico: ci sono opinioni che non possono essere espresse, idee che non possono essere immaginate, politici che non possono essere eletti.
Nei social però l’algoritmo non si scrive da solo. Qualcuno introduce regole soggettive e arbitrarie per distinguere la verità dalla menzogna, l’amore dall’odio, il giusto dallo sbagliato, il buono dal cattivo e infine il politico che merita di essere eletto da quello che non lo merita.Questa è la trasformazione oggi in atto nei social.
Soggetti che nascono per essere la realizzazione della libertà di espressione e che su questa base hanno acquisito miliardi di utenti e con essi hanno costruito la loro fortuna, si stanno trasformando in piattaforme che filtrano la libera espressione e danno voce solo a opinioni. E quand’anche queste opinioni dovessero riflettere lo zeitgeist del momento, ne esce inevitabilmente sconfitta la verità, che può risiedere in una voce minoritaria e isolata, e il progresso, che passa sempre per idee nuove, eretiche e rivoluzionarie.
Quello che va da “ognuno dice quello che vuole e se ne assume la responsabilità” a “alcuni possono dire solo ciò che un singolo soggetto o l’intera società in questo momento pensano sia giusto” è un gigantesco passo indietro. Ed è pericoloso per la libertà, perché l’immenso potere che queste piattaforme hanno acquisito proprio per dare voce alla libertà di espressione oggi viene usato per limitarla e per proteggersi dal libero mercato.
Credetemi, molto, molto meglio le fake news.
—
Art. 21 della Costituzione italiana
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Nel video sotto Rowan Atkinson sulla libertà di parola.
Enemy of the State
by Aurelio Mustacciuoli & friends
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