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Necrologio al Cinema

Necrologio al Cinema

È venuto a mancare all’affetto dei suoi cari

Il Cinema 

di anni 125

Ne danno il triste annuncio tutti quelli a cui gliene frega qualcosa, tra cui gli affezionatissimi familiari Teatro, Musica, eccetera, i quali nel frattempo sono schiattati pure loro, amen. 

I funerali avranno luogo presso la Sala Energia dell’Arcadia di Melzo, dove verrà data alle fiamme la copia originale in pellicola di 2001 Odissea Nello Spazio.

Dopo la conclusione del suddetto rito satanico, le ceneri del capolavoro kubrickiano verranno disperse nell’Oceano Pacifico lanciate da una scogliera come nel Grande Lebowski.

La stessa fine che si spera faccia chi ha scritto questo dpcm del cazzo (dai che si scherza).

Rip.

Molti potrebbero chiedersi il motivo di fare un necrologio al cinema solo adesso, quando “Cats” è uscito ormai quasi un anno fa. 
Perchè per quanto di sberle alla Settima Arte ne abbiamo viste parecchie, e ogni volta noi cinefili gridiamo alla “morte” del cinema più o meno ironicamente, stavolta potrebbe essere la fine per davvero, secondo alcuni esperti.

Per la verità, è già da parecchio che le sale sembrano in via d’estinzione in favore del più comodo ed economico streaming legale, e forse il covid è stato semplicemente la spallata finale sull’orlo del burrone. 
E quando il nuovo film di gangster di Martin Scorsese, con Robert De Niro e Al Pacino protagonisti, fa fatica a trovare finanziatori (!) e quasi non esce al cinema, vuol dire che il burrone è bello profondo.

Quindi è la fine.

O forse no?

In realtà, semplicemente, sarà la fine per tutte le piccole sale, i piccoli esercenti, le realtà più piccole che verrano “mangiate” da quelle più grosse e panzute. Tutte le varie maestranze, quelli dietro le quinte, quelli più invisibili, e via dicendo, da invisibili diventeranno intangibili, inesistenti, ma il linguaggio cinematografico, i film difficilmente subiranno la stessa sorte, così da un giorno all’altro.

No, il “cinema” in senso generale non morirà, magari cambierà la nostra fruizione di esso, anche in maniera radicale, ma nulla si crea e nulla si distrugge, come diceva qualcuno.

Forse nemmeno le sale di per sé moriranno; negli USA fino a poco tempo fa esisteva un decreto che impediva alle major di possedere anche sale cinematografiche. Ora quel decreto non esiste più, per cui cosa impedirà alla Warner, o alla Universal, o ad altri pezzi grossi dell’industria di fare un po’ di spese pazze a pandemia conclusa? E tornare a una situazione pre-anni ’50 dove appunto le grandi Case possedevano i cinema.

In realtà quello che verrà distrutto sarà “solo” il lavoro di una valanga di persone (non necessariamente artisti) che col cinema, o il teatro, o la musica, ci (soprav)vivevano. E che in maniera simile a ristoratori e baristi, che hanno passato mesi ad attivarsi per poter sanificare, essere a norma, poter “convivere” col virus, si ritrovano adesso inculati senza consenso e senza preavviso da una chiusura netta e senza basi scientifiche.

4 mesi, 2mila spettacoli, 300mila spettatori: 1 solo contagiato.

Se questo è definibile “focolaio”, allora l’onda generata da un sasso nel mare equivale a un maremoto, un bimbo che fa castelli di sabbia è Renzo Piano e Ghali è un cantante.

Ma l’importante è tenere aperte le chiese (ribadisco dall’articolo precedente: i vecchi votano, i giovani no).

Qualcuno mi ha scritto che le chiese sono rimaste aperte perchè: “pregare, in questo momento, serve.”

Ma certo. Perchè trovare soluzioni razionali e adottare misure concrete basate sui numeri, quando puoi pregare fortissimo?

Al massimo, se ti sforzi tanto, ma proprio tanto, riesci a piegare un cucchiaio con la mente se non ti viene un aneurisma prima, peccato che il cucchiaio non esiste, come Dio.

Il motivo per cui hanno chiuso i cinema e i bar, e le chiese no, è semplicemente un motivo di consenso, di decidere quale lobby conviene scontentare e quale no.

E il governo ha deciso che tra scontentare la più grande azienda di marketing della storia dell’uomo e scontentare qualche povero esercente o (nel peggiore dei casi) qualche artista da quattro soldi che fino a qualche mese fa sosteneva il governo con dirette patetiche su instagram, dove invitava la gente a vedere “la luce in fondo al tunnel” e improvvisamente si è accorto che la luce in fondo al tunnel era il Regionale Veloce di Trenitalia ultima fermata Fanculo Centrale, il governo ha deciso la cosa più ovvia.

Accipicchia, ero partito che volevo scrivere un articolo vagamente ottimista, e mi è uscito il solito sbrocco contro il potere politico-religioso che governa questa disgraziata Penisola. Amen.

Sappiate che se a dicembre non vedo al cinema il Diabolik con Miriam Leone nei panni di Eva Kant scateno una cazzo di guerra civile. Ossequi.

Scaffale In Basso A Destra

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Edoardo Parovel

Studente; Admin della pagina Facebook "PAC - Proprietari Armati per il Capitalismo".

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