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I PERICOLI DELLA LOTTA ALLA DISINFORMAZIONE

I PERICOLI DELLA LOTTA ALLA DISINFORMAZIONE
Perché il rapporto Durham e l’ultimo scandalo dell’FBI ci offrono un esempio di cosa non va nella lotta alla disinformazione

Quando sentite dire che la disinformazione è un pericolo per la democrazia pensate a questo: che spesso la fanno le istituzioni, i principali partiti, i media mainstream.

Con il Russiagate è andata proprio così: le informazioni false del Dossier Steele, quelle su Alpha Bank, le scorrettezze nelle richieste FISA e tutto il resto sono stati opera congiunta in vario modo dell’opera della Campagna Clinton, dell’FBI, dei media mainstream, del Partito Democratico, etc..

Subito dopo la pubblicazione del rapporto Durham – che per altro non chiede nuove norme – l’FBI ha risposto con un comunicato in cui dice, sostanzialmente “tutto a posto, ci siamo già riformati e non potrebbe più accadere quanto accaduto con il Russiagate”.

Peccato che a distanza di soli pochi giorni sia scoppiato l’ennesimo scandalo che lo travolge. Quasi 300.000 casi di mancato rispetto delle norme della Sezione 702, riguardanti le ricerche nei database FISA, tra il 2020 e il 2021.

Semplificando, i dati raccolti attraverso le autorizzazioni di sorveglianza FISA, finiscono in database, che sono consultabili solo attraverso precise procedure dettagliate nella Sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance ACt, se non che l’FBI ignora queste regole.

Queste stesse regole erano frutto di una riforma dovuta a precedenti scandali e abusi e tutto il FISA è frutto di un precedente scandalo: il Watergate.

Insomma sono decenni che l’FBI si riforma e viene costantemente beccato in atti di sorveglianza illegale.

E però la maggior parte dei nostri giornali con un atteggiamento di ingenua fiducia, hanno ancora una volta creduto al Bureau:

Il Post:

Grazie a queste indagini precedenti, l’FBI negli scorsi anni aveva avviato un notevole processo di riforma interna per evitare di ripetere gli stessi errori e per riuscire a gestire in maniera più efficace e imparziale le inchieste politicamente sensibili. Anche per questo, alla fine, il rapporto Durham non raccomanda nessun grosso cambiamento al modo in cui l’FBI dovrebbe condurre le indagini da qui in avanti.

Repubblica:

L’FBI ha comunicato che nel frattempo erano già stati presi dei correttivi. “Se questi correttivi – hanno spiegato in una lettera inviata al consigliere – fossero stati presi già nel 2016, si sarebbero evitati errori e passi falsi”. “Questo – continua l’agenzia – rafforza la convinzione che l’FBI continua a operare con il rigore, l’obiettività e la professionalità che il popolo americano si merita e giustamente si aspetta”.

Avvenire:

Le conclusioni di Durham sono superate dalla serie di “riforme” ed “azioni correttive” che l’FBI ha rivendicato di aver già intrapreso, ammettendo che “se fossero state in vigore nel 2016 avrebbero evitato alcuni errori identificati nel rapporto”.

Insomma è ampiamente dimostrato che la parola di queste istituzioni e di questi apparati vale poco o niente, e che non gli si può semplicemente credere in buona fede. Ma, la stampa mainstream che dovrebbe vigilare sui diritti e le libertà dei cittadini, contro gli abusi del potere politico, burocratico, statale, mantenendo un atteggiamento scettico e persino di antagonismo, non svolge il suo lavoro.

E intanto la situazione si aggrava, visto che come ci hanno raccontato i Twitter FIles – altra storia largamente sottovalutata dai media mainstream – sotto la bandiera della lotta alla disinformazione si sta procedendo all’integrazione, direttamente o indirettamente, tra questi stessi apparati e una moltitudine di grandi aziende private nel settore dell’informazione (i media, le app di messaggistica), della comunicazione (i social come Twitter, Facebook, Youtube, etc..), della tecnologia (motori di ricerca, app store, etc..) , della finanza (PayPal, Google pay),..

La versione completa dell’articolo qui: PERCHÉ IL RAPPORTO DURHAM E L’ULTIMO SCANDALO DELL’FBI CI OFFRONO UN ESEMPIO DI COSA NON VA NELLA LOTTA ALLA DISINFORMAZIONE

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