
Siamo tutti razzisti?

Senza offesa per nessuno ma è proprio di persone bigotte e bacchettone, limitate e moraliste, giudicare ogni libro, ogni fumetto, ogni film, ogni videogioco, etc.. per il suo possibile valore educativo/diseducativo, mettendo davanti a tutto questioni come quale idea di donna e quale idea di uomo trasmette, e arrivando ad es. ai dementi che guardano un film cronometrando quanto tempo parlano i personaggi femminili e maschili per poi concludere che il film è maschilista perché i primi parlano meno; o alla necessità di rispettare sempre un determinato politically correct; o di riempire le caselline lgbtq, quando il punto è che dovrebbe vigere la libertà, e uno dovrebbe scrivere o girare come gli pare e il risultato dovrebbe essere valutato su ben altro che sul valore educativo o diseducativo, inteso dal punto di vista di volta in volta progressista o conservatore.
L’adozione monomaniacale di questo punto di vista è una rovina. È un atteggiamento simile per certi versi a quello di Ibram X Kendi, massimo sostenitore dell’idea che tutto sia razzista, idea a cui è facile arrivare se si osserva ogni cosa di questo mondo avendo solo il razzismo in testa, cioè in modo fanatico, monomaniacale e perverso, e si esclude dalla propria attenzione, dalla propria sensibilità e dalla propria intelligenza tutto il resto.
Io non voglio guardare tutte le cose di questo mondo chiedendomi dove collocarle sull’asse razzismo antirazzismo, così come non le voglio guardare chiedendomi come collocarle sull’asse politicamente corretto politicamente scorretto, o chiedendomi che idea danno della donna, o quali comportamenti verso le donne potrebbero ispirare.
Voglio fare caso a queste cose il giusto, dove e quando è necessario, sempre ammesso che mi vada.
E se non vogliamo che queste siano le categorie a cui gli autori devono obbedire, non devono essere nemmeno le categorie con cui noi guardiamo e giudichiamo un’opera.