
Un “bazooka” privo di ripercussioni?
Ormai anche Paesi falliti come l’Italia vendono bond a tassi reali negativi. E le banche centrali svolgono un ruolo importante in questa frenesia, visto che il bilancio delle principali banche centrali è salito a più di $20.000 miliardi (es. il bilancio della BCE è ora più del 61% del PIL della zona Euro e quello della FED supera il 34%). Le banche centrali ignorano le valutazioni assurde dei mercati e le bolle create dalle loro politiche “espansive”, perché li considerano piccoli danni collaterali rispetto a qualcos’altro che ha un impatto più importante sull’economia. Fintanto che l’inflazione dei prezzi (ufficiale) rimane debole o al di sotto del loro obiettivo, non vedono alcun rischio… almeno secondo loro.
Rischio 1: creare una crisi bancaria e del debito;
Rischio 2: ignorare le pressioni inflazionistiche sui beni e servizi che le persone utilizzano realmente;
Rischio 3: creare un incentivo perverso negli investitori che alimenta le bolle e quando scoppiano hanno effetti a catena nell’economia reale.
Troppo debito e troppo rischio non sono fattori irrilevanti, significano minore crescita, minore produttività e maggiore probabilità di crisi “inaspettate”. Le banche centrali non possono continuare ad ignorare la follia di un mercato obbligazionario sovrano a rendimenti negativi e la concentrazione dei rischi nei mercati. Gli stati non possono continuare ad assecondare l’incentivo perverso di aggiungere altro debito a quello esistente perché il costo è basso, e l’Italia detiene il primato in questa pazzia. La ripresa non verrà da una maggiore spesa in deficit o da un quantitative easing, ma da investimenti prudenti e risparmi. Le politiche dal lato della domanda hanno fallito perché il problema è dal lato dell’offerta. La soluzione a politiche sbagliate è non raddoppiarne la dose.
Il secolo scorso l’economista americano Milton Friedman credeva di aver trovato la “soluzione” al problema dell’inflazione. È sempre e comunque un problema monetario, diceva, e poteva essere risolto, o almeno così pensava, controllando l’offerta di moneta in modo prevedibile e rigoroso. Friedman propose di rimuovere la copertura dell’oro al dollaro USA e di sostituirlo con le buone intenzioni e il rigore scientifico dei banchieri centrali. La FED avrebbe dovuto aumentare l’offerta di moneta del 3% ogni anno, tasso all’incirca equivalente al tasso di crescita del PIL.
Ovviamente il problema non è stato risolto affatto. È peggiorato, con il tasso di inflazione che salì al 14% nel 1980. Paul Volcker la tenne sotto controllo, per un po ‘, poi, con l’aumento del debito e l’arrivo di nuove crisi, i banchieri centrali dimenticarono completamente Milton Friedman (es. target del CPI core).
Nel 2008 il bilancio della BCE era al di sotto dei €2.000 miliardi. Dodici anni dopo è arrivato quasi a €7.000 miliardi. Stiamo parlando del 350% in dodici anni. E ieri abbiamo appreso che il QE verrà aumentato, facendo crescere l’offerta di moneta ad una velocità nettamente superiore a quella raccomandata da Friedman. Il presunto campione del capitalismo ha fatto più danni al libero mercato di qualsiasi altro socialista della sua epoca e tutto in nome della “scientificità” naturale dell’economia. E questo grazie a fallacie economiche che sono sopravvissute alla prova del tempo, ma non più adesso visto che esiste un libro in grado di smontarle una per una in modo da fare chiarezza laddove ancora regna ignoranza: https://www.goware-apps.com/la-fine-delle-fallacie-economiche-francesco-simoncelli/
È importante essere consapevoli di questi aspetti in modo da non cadere più preda di tali fallacie e pagarne il prezzo attraverso minore prosperità, benessere e ricchezza.
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A quanto pare si ignora volontariamente il fatto che il sistema bancario commerciale mondiale e più in generale quello finanziario sono interconnessi e data la confusione nell’accounting dei bilanci, a causa soprattutto dell’ingegneria finanziaria degli ultimi dieci anni in particolari che ha dato vita a vere e proprie bombe a orologeria finanziaria, il fallimento di una banca in Giappone può rappresentare un guaio per una banca italiana
Un po’ di economia prima del voto fa vivere meglio e allunga la vita.
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Accademico della Scuola Austriaca d’economia, blogger, scrittore, studioso di liberalismo. E’ stato varie volte relatore in conferenze e ospite in trasmissioni radiofoniche. Nel 2012 partecipa alla fondazione dell’Associazione Von Mises Italia di cui è responsabile editoriale. Dal 2018 è community manager per il progetto Melis Wallet e nello stesso anno è entrato a far parte del Comitato Scientifico della Bcademy.