
Una guerra privata (del diritto)
di Paolo Bardicchia
Nella Storia non era mai avvenuto quello che stiamo vedendo in queste ore.
Compagnie private che combattono una guerra palese senza il mandato di uno Stato, ed anzi contro il Capo del loro stesso Stato.
Quella di Facebook, Twitter e Google contro Donald Trump, contro i suoi legali, contro i suoi assistenti, contro le persone del suo staff presidenziale, contro le sue aziende, è una vera e propria guerra combattuta in uno spazio nuovo quello dei dati.
Qualcuno, leggendo queste righe o guardando i report giornalistici, potrebbe sorridere e pensare che “ben gli sta” che “se l’è cercata” e che magari sia la cosa migliore per l’America e forse per il mondo.
A queste persone dico che, se per un momento fermassero l’odio politico e la partigianeria, potrebbero rendersi conto della reale gravità della situazione.
Enrico VIII non viene ricordato per le migliaia di esecuzioni capitali avvenute durante il suo regno contro i criminali, ma per aver mandato a morte le mogli Anna Bolena e Catherine Parr.
Trump è un formidabile oppositore politico, è un uomo divisivo e modi che tantissimi non amano. Ma è anche un Capo di Stato, un uomo che non ha commesso crimini e che è insediato nel suo ruolo grazie a un vastissimo consenso popolare.
Ma facciamo l’ipotesi che sia un criminale: cosa vi fa pensare che, aperta la strada con lui, tra le prossime vittime di questa guerra non vi siano figure innocenti così come lo furono Anna Bolena e Catherine Parr?
Cosa vi fa pensare che il blocco comunicativo, la censura, la cancellazione di tutta la storia dei messaggi politici non venga svolta anche nei confronti di personaggi meno estremi ma ugualmente sgraditi?
E cosa vi fa pensare che questa guerra non colpisca le posizioni politiche più vicine a voi? Solo il fatto che oggi colpisce quelle più distanti?
L’aspetto più drammatico di questa situazione è che sfugge al controllo dell’autorità democratica. Colpendo Trump le Big Tech si sono affrancate da ogni sottomissione allo Stato, nei fatti proponendosi come più forti di esso.
Ma, amici miei, voi potete votare per il potere dello Stato, non per le direttive del Consiglio di Amministrazione di FB, Twitter, WhatsApp e Instagram.
Quando, per mesi, vi è stato posto il problema dell’intermediazione sempre più pervasiva ed obbligata all’interno delle relazioni private, avete fatto le spallucce.
Adesso provate a immaginare cosa accadrebbe se con quel semplice click che ieri ha spento Trump e i suoi sodali venisse spenta la vostra cerchia di conoscenze (social), la possibilità di modellare le vostre preferenze (app), la vostra realtà lavorativa (cloud), la vostra ricchezza (depositi), la vostra possibilità di pagare (carte di credito) e magari anche la vostra presenza civile (identità digitale).
Questo non è un problema di privacy, è un problema di espressione ed interazione umana, è un problema che intacca l’essenza stessa del contratto sociale.
Siamo finiti in una guerra e possiamo solo scegliere se essere combattenti o bottino.
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