
ZUCKERBERG: CI HANNO CHIESTO DI CENSURARE COSE CHE SI SONO RIVELATE VERE

L’establishment ci ha chiesto di censurare una serie di cose che si sono rivelate vere, non perché le ritenessero false, ma perché pensavano potessero avere implicazioni dannose.
Si è diffusa negli ultimi anni come parte della cosiddetta “lotta alla disinformazione” l’abitudine sui social di censurare, del tutto o in parte, non solo le informazioni false, ma anche quelle che potenzialmente potrebbero promuovere comportamenti dannosi.
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Censurare le informazioni false è una pratica discutibile.. e infatti sono secoli che si discute dell’opportunità o meno di farlo, perché anche se può essere controintuitivo ci sono molte ragioni per pensare che sia comunque sbagliato farlo, su tanti piani diversi.
Uno dei problemi più evidenti è capire chi e come stabilisce cosa sia falso. Ma non è certo il solo.
A titolo di esempio, e per citare un classico, nel1859, John Stuart Mill scriveva “On liberty” (Saggio sulla libertà), difendendo la libertà di espressione in modo radicale e presentando l’idea che sia negativo per la collettività censurare non solo le idee e le opinioni valide, ma anche quelle errate.
Tutte queste riflessioni spesso si concentrano inoltre sulle conseguenze per la collettività, cercando di produrre argomenti che illustrano come la libertà di espressione si non sia un “bene” pubblico, in una sorta di ragionamento utilitaristico. Si potrebbe pensare che la libertà di espressione sia semplicemente un diritto individuale fondamentale, o essere contrari ad essa sulla base della più semplice e istintiva considerazione morale che zittire qualcuno è una forma di violenza.
Ma censurare le informazioni che “promuovono comportamenti dannosi” è ancora più discutibile. Per esempio, perché non è chiaro cosa voglia dire “dannose”. O ancora, perché potrebbe rendere impossibile la discussione pubblica su una serie di questioni: per esempio sul covid e su come affrontarlo e sul cambiamento climatico e come affrontarlo.
Infatti è andata proprio così sul covid: è stato ampiamente riconosciuto dalle autorità politiche che durante la pandemia ad esempio sono state censurate informazioni vere, ma che potevano produrre “esitazione vaccinale”, cioè portare le persone a non vaccinarsi.
Da ultimo Zuckerberg ha dichiarato in un’intervista a Lex Fridman:
La disinformazione, quindi, credo sia una questione molto spinosa, perché ci sono cose che sono palesemente false, giusto, ma che forse sono fattuali. Ma potrebbero non essere dannose. E allora, quindi, censurerete qualcuno solo perché ha torto?
Se non c’è alcun tipo di implicazione dannosa in ciò che si sta facendo, penso che questo presenti una serie di problemi e sfide reali.
Ma poi credo che ci siano altri contesti in cui è davvero complicato, prendi ad esempio alcune delle questioni legate al COVID all’inizio della pandemia, dove c’erano reali implicazioni sulla salute ma non c’era stato il tempo di verificare a fondo una serie di presupposti scientifici.
E, purtroppo, credo che molti esponenti dell’establishment abbiano tergiversato su una serie di fatti e chiesto di censurare cose che, a posteriori, si sono rivelate più discutibili di quel che si pensava o vere.
Per la cronaca, ho letto e tradotto le parole di Zuckerberg da un articolo su Butac intitolato “No, Zuckerberg non si è “scusato per la censura”, così che nessuno mi possa rinfacciare di averle prese da qualche sito complottista.
E prendo ancora dall’articolo questa frase:
Non viene detto materialmente null’altro contro le istituzioni, non c’è una generica presa di posizione verso la censura o come sostiene Sinagra un tentativo di deresponsabilizzare Facebook. Zuckerberg ha solo detto che alcune istituzioni, nel tentativo di arginare la disinformazione – anche quella che non faceva danni – hanno tentato di silenziare voci che in un secondo momento si sono rivelate vere o fonte di dibattito.
L’articolo ha ragione: Zuckerberg non si è scusato, non ha neppure detto esplicitamente che Facebook abbia sbagliato e non ha detto nemmeno nulla contro la censura. Dunque sia l’articolo de La Verità, sia quello di Imola Oggi, sono quanto meno imprecisi.
Questi giornali si sono precipitati ad aggiungere un twist “novax” alle parole di Zuckerberg, che non ha affatto parlato di vaccini e non ha detto nulla su alcuno sbaglio della scienza, dando il loro contributo a confondere la discussione. Come da tradizione del “migliore” giornalismo italiano, nemmeno i virgolettati sono affidabili e presentano spesso parole che la persona non ha mai detto.

Zuckerberg dunque non ha detto queste cose, però ha detto fattualmente che l’establishment, cioè le istituzioni, ha chiesto di censurare una serie di cose che si sono rivelate non essere false, ma se mai discutibili e a volte anche del tutto vere, perché non c’era tempo di verificare meglio e potevano esserci implicazioni dannose sulla salute.
Un altro modo di inquadrare questo comportamento è il seguente: non si è trattato di lotta alle notizie false, ma di manipolare l’informazione in modo da spingere i cittadini a seguire le indicazioni date dalle istituzioni, e il modo per fare questo è stato impedire che le discutessero censurando chi le metteva in dubbio e ne contestava la bontà.