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Ma perché non bannare il New York Times allora?

Ma perché non bannare il New York Times allora?

Ieri mattina stavo leggendo l’ultima puntata di Bitcoin Train, la newsletter di Federico Rivi, che è sempre super interessante e non delude mai.

Alla fermata numero 91 il Bitcoin Train si è fermato a una stazione chiamata “Stampa & Bitcoin: la morte del New York Times”.

Siccome la stampa, l’informazione, la disinformazione e i media sono uno degli argomenti di cui mi occupo di più, mi sono subito incuriosito.

La storia è questa:

Il New York Times ha sparato in prima pagina un articolo contro Bitcoin e le factory che minano bitcoin.

Ma l’articolo racconta le cose in modo decisamente fuorviante, è basato su una serie di forzature, manipola i dati per fare sembrare vera la su tesi. Insomma è un articolo ideologico.

Per l’intera storia vi invito a leggere l’intera newsletter qui. Ma anche ad abbonarvi al Substack di Federico, che merita sicuramente.

Fatto sta che i miners sono accusati di arricchirsi alle spalle dei contribuenti, in quanto in occasione delle crisi energetiche, partecipano a programmi di Demand Response. 

Questi programmi, apprezzati in precedenza dal NYT stesso in altri articoli, prevedono che nei momenti in cui l’azienda fornitrice sia in difficoltà a soddisfare la domanda di energia elettrica, quando cioè vi sia carenza di elettricità, possa sospendere o diminuire l’erogazione di elettricità ad alcuni aderenti al programma in cambio di un compenso economico per il tempo in cui non possono lavorare. 

Il senso è chiaro: quando l’elettricità è scarsa è meglio si possano sospendere prima i servizi meno essenziali in modo che non debbano fermarsi altre attività fondamentali come, ad esempio, quelle ospedaliere.

Il NYT presenta l’adesione a questi programmi come un furto dei soldi dei contribuenti, un modo di speculare sulle emergenze e sui disastri climatici. 

Ma è un modo di presentarlo assurdamente fazioso, e che allora dovrebbe portare alle stesse accuse verso tanti altri settori: 

“Nel corso del 2021 l’ERCOT, secondo il suo stesso rapporto, ha effettuato rimborsi per il Responsive Reserve Service per quasi $ 2,6 miliardi. Bitdeer, la mining farm evidenziata dal Times, ha influito sul totale per lo 0,69%.”

La seconda accusa è quella di aver fatto aumentare i prezzi delle bollette, ma l’accusa ha poco senso considerando che consultando “i dati pubblici disponibili sul sito dell’Energy Information Administration (EIA): ciò che emerge è che l’aumento dei prezzi per l’energia elettrica in Texas è perfettamente in linea con la crescita dei prezzi nel resto degli Stati Uniti.”

La terza accusa è quella di contribuire alle crisi, usando un prevalenza energia prodotta con combustibili fossili. Ma qui, spiega Federico, usando i dati di Daniel Batten – che spiega pubblicamente la sua metodologia al contrario del NYT – il NYT ha semplicemente usato i dati sbagliati. Ne risulta che “i dati relativi alle fonti fossili sfruttate per fornire elettricità alle mining farm sono sovrastimati in media dell’81,7%”

Dopo aver finito di leggere Bitcoin Train, ho visto che nel frattempo mi era arrivata anche l’ultima puntata di Privacy Chronicles, la newsletter di Matte Galt, che è anche questa un must imperdibile. 

Quella di ieri era dedicata ai Pentagon Papers, i documenti top secret del Pentagono sulla guerra in Ucraina che sono stati recentemente diffusi.

La diffusione è partita da una chat su Discord. Scrive Privacy Chronicles:

“I giornalisti della NBC riportano che i documenti sono comparsi in una “oscura parte di Internet incentrata sul gaming”. In realtà non c’è nulla di oscuro nelle modalità di diffusione dei documenti, che sono stati condivisi fin da gennaio 2023 in una chat di Discord chiamata “Thug Shaker Central”. Come saprete, Discord è una delle piattaforme più famose al mondo per il gaming e in generale come canale di comunicazione di massa. Ad esempio, è tramite Discord che si può accedere a uno dei più famosi tool di IA per la generazione di immagini: Midjourney. Insomma, non è certo un antro oscuro per hacker col cappuccio. “

Ovviamente il riflesso obbligato, in un momento in cui negli usa si parla di bannare Tik tok con una legge incredibilmente liberticida chiamata RESTRICT ACT che in realtà permetterebbe di bannare di tutto, è quello di domandarsi cosa fare con Discord. E in generale è quello di ritenere pericolosa ogni singola piattaforma privata che permetta di condividere liberamente informazioni e discutere in pace con chi si vuole senza l’autorizzazione del governo e dei suoi apparati.

Certamente Discord potrebbe essere usata per condividere un leak di documenti non autorizzati, come moltissimi altri mezzi di comunicazione, che da qui debba derivarne la sorveglianza stile STASI di tutte le nostre comunicazioni e l’abolizione di tutto ciò che non è sufficientemente sorvegliabile ho qualche dubbio. Dopo tutto il governo dovrebbe proteggere la nostra libertà e i nostri diritti, e non credo che abolirli tout court sia la strategia giusta per proteggerli.

Ma ecco la mia idea geniale della domenica mattina.. mettendo insieme Bullet Train e Privacy Chronicles di ieri mi sono detto, mmmh ma perché non bannare il New York Times allora?

Dopo tutto sappiamo che ha sostenuto l’invasione dell’Iraq credendo alle storie sulle armi di distruzione di massa, e tutte le falsità del Russiagate, e che lo scandalo Hunter Biden fosse un’operazione di disinformazione russa, e abbiamo appena visto come ha attaccato Bitcoin in modo fazioso, ideologico e fuorviante… 

dunque potremmo tranquillamente definire il New York Times, come Discord, una piattaforma che diffonde informazioni false e pericolose, che in passato hanno favorito il compimento di numerosi terribili crimini (es. la guerra in Iraq), che hanno interferito con il regolare e democratico svolgimento delle elezioni americane (la campagna di disinformazione sullo scandalo Hunter Biden), che pubblica informazioni false, fuorvianti, o non sufficientemente contestualizzate (l’articolo in prima pagina su bitcoin).

È chiaro che una piattaforma così pericolosa non può continuare a esistere, se si censurano Tik Tok, o Russia Today, perché non censurare direttamente anche il New York Times?

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