
La famiglia come nucleo inviolabile della società
Quando lo Stato si arroga il diritto di entrare dentro i nuclei famigliari e dettare le regole, la libertà- come valore supremo e sacrale dell’essere umano- esce dalla finestra e si polverizza. La famiglia è qualcosa di più di un semplice valore liberal-democratico, concetto che ha utilizzato il premier Conte: la famiglia è interazione, norma, valore, struttura fondamentale e vita. E ancora, la famiglia è l’istituzione primaria del diritto naturale. Negli ultimi decenni, a partire dal ‘68, dal femminismo, dalla relativizzazione dei valori che forgiavano le strutture sociali del passato, l’armonia famigliare è stata messa in discussione con le tesi più assurde. Fortunatamente abbiamo un’ampia letteratura che permette alla nostra struttura morale di salvaguardarne l’immagine e l’ineluttabilità. La famiglia, quindi, non può essere paragonata solamente allo stadio antecedente alla società, tutt’altro. La famiglia è il centro. Aristotele, filosofo antico, ne declinò i caratteri fondamentali a partire dalla politica. All’interno della famiglia si imparano i ruoli, le gerarchie, le norme sociali, l’ordine, le responsabilità e i doveri. La famiglia fornisce schemi ed esperienze vitali per la formazione del singolo soggetto. Non è un caso che, la tradizione del giusnaturalismo, la fenomenologia Giudaico-cristiana, fornisce un posto speciale a questa struttura così importante. Nella sua opera principale “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, il sociologo tedesco Max Weber, fornì l’immagine del capitalista e della nascita di questo sistema economico storicamente determinato, a partire dalla concezione calvinista dei rapporti umani. Il capitalismo nasce dal rigore morale dell’uomo che professa il calvinismo e cerca la propria predestinazione divina in due settori: il lavoro e la famiglia. Si crea in questo modo un motivo di vita e di cooperazione, di sensibilità e di esistenza estremamente resistente. Lo Stato, a differenza della famiglia, è una struttura transitoria e storicamente da superare. È compito dei libertari avvalersi del diritto di “ignorare lo Stato” . Questa forma mentis l’ha fornita Herbert Spencer con la sua opera “ The man versus the state”. Quella sorta di “grande famiglia” di ispirazione platonica e di hegeliana memoria, che conduce inesorabilmente allo Stato, è un pericolo da evitare con tutte le nostre forze; le volontà, quindi, dei libertari.
Adalberto Ravazzani