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“MERCATI GLOBALI, GOVERNI LOCALI. RIPENSARE LE RADICI DEL GRANDE CAPITALISMO EUROPEO” di Aurelio Mustacciuoli

“MERCATI GLOBALI, GOVERNI LOCALI. RIPENSARE LE RADICI DEL GRANDE CAPITALISMO EUROPEO” di Aurelio Mustacciuoli

Io sono un libertario e due anni fa ho scritto un libro, “La Teoria della Forza Guardiana”, voleva essere una riflessione su come uscire dalla degenerazione statalista della nostra democrazia. Rothbard ha detto che il libertarismo è una filosofia alla ricerca di una politica, ecco, nella mia idea, la Forza Guardiana era quella politica, una forza popolare che contrastasse sempre la continua richiesta di più stato,

Non intendevo creare un partito tradizionale, che alla fine è una organizzazione che vuole gestire la spesa pubblica, ma una forza popolare che agisse razionalmente per limitare l’esproprio di risorse, e conseguentemente il loro inefficiente utilizzo, agendo sempre per ridurre la spesa. 

Una forza popolare che fosse la realizzazione pratica delle maggioranze concorrenti teorizzate da calhoun, perché, come abbiamo avuto modo di constatare, la forza delle istituzioni non si può limitare con le Costituzioni ma si contrasta con la forza.

Come potrebbe funzionare una Forza Guardiana? 

Beh se la spesa aumenta, e con essa esproprio, svalutazione e limitazione di libertà, le persone  diventano meno influenzabili dalle ideologie e dal miraggio di ottenere vantaggi dalla politica, al contrario cominciano a diventare sensibili alla perdita di benessere. 

Vivo su un’isola e quindi userò una metafora nautica. Se una barca non cammina, prima di cercare altre cause guardi se si è riempita d’acqua, perché magari c’è una falla e la barca può affondare.

Un paese che perde competitività dove i cittadini vivono peggio, è come una barca che si è riempita di troppa acqua, quindi l’urgenza è cercare la falla e tirare fuori l’acqua a secchiate. In questa emergenza quindi un numero crescente di persone, di qualunque credo politico, potrebbero coalizzarsi, magari temporaneamente, in una forza politica che agisce solo per ridurre la spesa pubblica. Cioè pompare fuori l’acqua che fa affondare la barca.

E quando questa spesa dovesse rientrare a livelli non dico ottimali ma ritenuti non più pericolosi per la democrazia stessa, solo allora le persone potrebbero tornare alla politica tradizionale, cioè a competere per gestire le risorse pubbliche e quindi a votare i partiti cui si sentono più affini. 

Purtroppo ho realizzato che una Forza Guardiana oggi è un miraggio. In parte perché il numero delle persone che vivono di stato è preponderante e nessuno tacchino vuole festeggiare il giorno del ringraziamento, ma soprattutto perché c’è una premessa sbagliata, ovvero che le persone siano consapevoli che la crescita senza limiti della spesa pubblica peggiori il benessere di tutti. 

E’ invece vero il contrario, la maggioranza delle persone crede con convinzione che l’aumento di spesa pubblica sia sempre vantaggioso. Che caso mai si deve spendere bene. Non si vede proprio il pericolo. Nella metafora della barca, si vede che non plana e si pensa che la colpa sia dei denti di cane sotto la carena. 

Ma come siamo arrivati a questo punto?

In primo luogo perché gli economisti keynesiani e i loro fratelli dal volto più presentabile, i monetaristi, hanno lavorato bene, spacciando per scienza quella che è superstizione, sdoganando l’idea assurda che si possa aumentare la ricchezza stampandola. Hanno così instillato la falsa credenza dei pasti gratis. 

Dall’altro perché oggi nessun partito politico costruisce una politica pubblica basandosi su un sistema di etica sociale libertaria, e i risultati, totalmente incoerenti e spesso “ingiusti”, sono chiaramente visibili a tutti. 

E qui devo aprire una piccola parentesi. Quando parlo di etica sociale, le persone di solito mi guardano confuse. Cosa è infatti un’etica sociale e come si distingue da un’etica individuale?
Beh, un’etica individuale dice cosa è giusto e cosa è sbagliato a livello individuale, interessa la sfera del buon comportamento individuale. Un’etica sociale dice invece quando l’uso della forza è legittimo o meno in un contesto sociale, interessa soprattutto la sfera di cosa è giusto e cosa è sbagliato a livello istituzionale. 

E cosa vuol dire avere un’etica sociale libertaria. Beh possiamo capirlo con un test.
Proviamo a rispondere alla domanda: “È giusto che un governo uccida x persone (con x piccolo a piacere) per salvarne enne volte x (con enne grande a piacere)?” se rispondete con convinzione NO, avete un’etica sociale libertaria. Perché considerate inviolabile la vita di esseri umani, che non possono essere sacrificati con la forza per salvarne altri, anche se molti di più. Ma oggi siete una minoranza. Il vasto consenso all’obbligo vaccinale lo dimostra.

Qualcuno potrebbe obiettare però che è giusto sacrificare il bene di pochi a favore del bene di molti,.

Viene in mente l’immagine di Spak in Star Trek “le ragioni dei molti prevalgono su quelle dei pochi”, ed è vero, ha ragione Spak. Ma questo vale solo dal punto di vista di un’etica individuale, ovvero se volontariamente ci si sacrifica per il bene di molti. Proprio come fa Spak, che si sacrifica per salvare l’enterprise e il mondo. Il sacrificio imposto dall’alto invece è un abominio, perché lascia totale discrezionalità a pochi su cosa merita il sacrificio (e potrebbero sbagliarsi) e su chi debba essere sacrificato (e potrebbero compiere terribili ingiustizie) . Un’etica sociale socialista di questo tipo porta dritto dritto al totalitarismo e alla schiavitù. E chiudo la parentesi.

Ora io non so se un giorno ci saranno le condizioni per un libertarismo politico che si esprima attraverso una forza guardiana, quello che so è che oggi è sempre più indispensabile che l’etica della libertà di Rothbard inizi a soffiare come fosse aria fresca nella società e nella politica, per spazzare via l’aria viziata dalle idee collettiviste che nullificano l’individuo. Senza di essa tutti i partiti politici sono sovrapponibili e tutti non fanno altro che promuovere una socialdemocrazia a diversa intensità di rosso.

Ecco quindi come siamo arrivati fin qui. La superstizione economica e la mancanza di un’etica libertaria hanno fatto sì che gli stati passassero dal 15% al 60% di tassazione, con una percentuale ancora maggiore di economia intermediata dal settore pubblico, e questo grazie alla moneta elastica stampata dalle banche centrali che ha permesso di finanziare deficit crescenti che hanno creato debiti pubblici mostruosi. 

L’economia degli ultimi cento anni passerà alla storia come una “Central Banks’ Economy”, con le banche centrali che hanno svolto il ruolo di vero braccio armato degli stati moderni e che hanno ucciso il capitalismo per far nascere un suo surrogato degenerato.

Questo scenario poco confortante di stati statalisti, cioè ad alto livello di spesa pubblica, diventa però inquietante quando aumenta il potere di organizzazioni internazionali sovranazionali che cominciano ad operare come veri e propri governi globali. 

E qui non parliamo di teorie complottiste.

Prendiamo ad esempio il discorso di insediamento della Lagarde alla banca centrale europea. Quando parla di una BCE che “ridisegna la sua strategia” per occuparsi anche di “inequality, technology e climate change”, è evidente la volontà di operare come un organismo politico al servizio di un’idea di europa intesa come maxistato socialista a economia pianificata.

Svolgendo l’unica azione che può compiere una banca centrale , stampare arbitrariamente moneta per :

  • finanziare la continua espansione della spesa pubblica degli stati, che sottrae risorse all’economia di mercato;
  • tassare in modo occulto i cittadini,
  • ridistribuire ricchezza dai più deboli ai più forti,
  • determinare cicli economici di boom basati sul debito e di dannosissimi inevitabili bust, che arrecano grande sofferenza ai cittadini.

E così facendo distruggere le fondamenta del capitalismo, ovvero lo spirito imprenditoriale e il risparmio, 

La verità è che mentre mercati globali portano benessere, governi globali portano recessione, schiavitù e guerra.

Ecco perché per salvare il capitalismo si deve tornare a governi locali. Si deve cioè prendere atto che la democrazia è come la fisica quantistica, funziona solo in scala ridotta, infatti più una democrazia è territorialmente estesa, più è destinata a fallire. 

Come una stella che oltre una certa massa è destinata a collassare in un buco nero, così una democrazia più è grande, più non riesce a far operare con efficacia quelle forze guardiane che dovrebbero porre un veto alla dittatura della maggioranza. 

Purtroppo la grandezza e la globalità sono gli obiettivi degli stati democratici che non esitano a ricorrere alla violenza per stroncare qualunque desiderio di autodeterminazione dei popoli. Stati, protetti e perpetuati dalle loro Costituzioni spacciate per “contratto sociale”; un contratto nullo, perché privo della clausola più importante, quella di recesso. 

Al contrario, piccole unità di governo democratico, non solo consentirebbero con più facilità di “votare con i piedi” ma riuscirebbero meglio delle grandi a mantenere quel contatto tra governante e governato che riduce il rischio di derive stataliste. 

Infine, anche dal solo punto di vista della teoria del capitale, solo le piccole unità di governo consentono un livello di preferenza temporale sufficientemente basso tale da far accumulare il risparmio. Il motore dello sviluppo.

Oggi stiamo vedendo gli effetti distruttivi dell’idea di governo globale.

In questo contesto non si può più stare a guardare, bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Ma cosa?

Ogni cambiamento nasce da azioni individuali. Io non posso suggerirvi cosa fare ma posso dirvi cosa sto facendo io.

Innanzitutto ho deciso che non posso più sottrarmi alla lotta politica. Non quella però espressa attraverso i partiti nazionali sovrapponibili fra loro. C’è chi, anche fra noi, intende farlo, e gli faccio i più sinceri auguri, ma, per quello che ho detto prima, non ci sono le premesse culturali per indirizzare un qualsivoglia partito verso politiche liberali da stato minimo.

Oggi pertanto il solo progetto politico che mi sento di appoggiare è l’iniziativa fortemente idealista degli amici Lottieri e Bassani, che con Nuova Costituente vogliono valorizzare la dimensione locale e territoriale per indebolire quella nazionale tutta spesa.

Dimensione locale che personalmente ho spinto fino alle estreme conseguenze, abbandonando dopo 20 anni Milano per andare a vivere dove sono le mie radici, un territorio di piccole dimensioni che amo profondamente, Pantelleria. Un’isola dalla grande bellezza che è diventata come il resto del paese, ostaggio dell’avanzata statalista. Oggi infatti lo stato ha sottratto proprietà e autonomia ai panteschi che vivono di un’economia parassitaria e di sussistenza. Il reddito di cittadinanza ha distrutto il lavoro, una politica energetica piena di vincoli imposti da decine di enti statali e regionali ha determinato una totale dipendenza da combustibili fossili, in un’isola ricchissima di fonti energetiche rinnovabili che le assicurerebbero piena autonomia.

Il mio terreno di battaglia politica sarà pertanto locale, a Pantelleria dove ho deciso di impegnarmi per  promuovere la massima autonomia possibile dalle istituzioni centrali e per tornare ad avere una collettività che produca tanto valore quanti sono i costi dei servizi che utilizza, come era un tempo. Consapevole che condizione necessaria (ma non sufficiente) per far arretrare lo stato è essere in condizione di fare a meno dei suoi sussidi.

Ma l’impegno locale non è sufficiente. Serve anche qualcos’altro.

Se infatti nel piccolo del proprio territorio si può, forse, ottenere un risultato immediato ricercando lo sviluppo e l’indipendenza economica e indebolendo lo stato attraverso il rafforzamento di autonomie locali, nel macro non ci sono scorciatoie e si deve necessariamente lavorare su un orizzonte temporale più lungo promuovendo prima il necessario cambiamento culturale.

Questa a mio avviso è una precondizione anche per realizzare quella strategia fusionista proposta da don Beniamino DiMartino nel suo saggio “Per un libertarismo vincente”, strategia che si concretizza nella creazione di correnti libertarie all’interno di partiti tradizionali che hanno i numeri per essere incisivi.

Nel macro, al contrario del micro non contano gli uomini, conta solo una granitica etica libertaria e una solida preparazione economica quella vera cioè quella di scuola austriaca che crei le premesse culturali affinché vengano rimossi due tabù della politica:

A) la riduzione della Spesa Pubblica, che vuol dire la riduzione dei poteri dello stato. 

B) la riforma dell’assetto istituzionale, ovvero il superamento del limite Costituzionale imposto dall’articolo 5 che impedisce la secessione dei territori. 

Proprio per questo, ho trasformato il progetto di Forza Guardiana nella creazione di una associazione per promuovere questo cambiamento culturale dentro i partiti e la società civile. Italian Civil Liberties Union, ICLU, una associazione che difenda senza compromessi i diritti naturali sotto attacco, che vigili, come un guardiano appunto, per evitare che la politica possa continuare a limitare e sospendere le nostre libertà, che diffonda i principi economici della scuola austriaca e ne promuova l’applicazione nella politica. libplus.it sarà lo strumento editoriale di questa associazione.

E auspico che questo progetto possa crescere all’interno del mondo liberale con il contributo di molti di voi. 

Viva la libertà.

(Intervento al Festival della Libertà di Piacenza 2023)

About The Author

Aurelio Mustacciuoli

Aurelio Mustacciuoli: ingegnere, imprenditore, pilota. Ha scritto il libro "La Teoria della Forza Guardiana", studioso di liberalismo e della Scuola Austriaca di Economia. Ha fondato l’associazione "Italian Civil Liberties Union" e il blog "The Liberty Plus" su cui cura la rubrica "Enemy of the State"

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