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Il popolo

E’ la notte nera dove tutte le vacche sono nere, secondo l’espressione dell’ultimo vero filosofo d’Europa. Il presidente dai capelli di fuoco ci convoca in un’immensa cantina ove non si vede nulla, solo la sua chioma infuocata, ma si sente rumore di presse e rotative.

Blam! Blam! Blam! Blam!

Per cui è costretto a un tono di voce sostenuto.
“Gioite!” esclama “fate festa! Il popolo sia con voi. Io sono il popolo”
“Ah, però!” viene da dire, ma solo lo pensiamo, perché riprende.
“Io vengo dalla tradizione di Thomas Paine, di Samuel Adams, di Richard Cobden, di Hohn Bright”
“Mannaggia!” pensiamo atterriti. Perché a noi, ignorantemente, vengono invece in mente Perón, e Fidel Castro, e Hugo Chávez Per non dire Hitler e Mussolini. O Kim Il-Sung.
“Ha dimenticato Colbert, eccellenza” azzardiamo.

La teoria è libertaria ma la pratica è sempre di sinistra. Di quella sinistra che s’attacca e non molla mai finché non ha succhiato fino al midollo le ossa, finché non c’è più nulla.
Almeno, così ci risulta.

Un populismo libertario mai s’è visto a questo mondo ed è anche teoricamente fallimentare. E’ roba da insegnare in cattedra o è un elenco di buoni sentimenti da coltivare paternalisticamente e ben protetti nelle proprie ricchezze. La realtà va da un’altra parte.

Quando il pueblo muove il culo non è per chiedere libertà ma per chiedere socialismo.

Il presidente è contrariato, le obiezioni non piacciono, si vede. La fiamma sul suo capo diviene bluastra, segno di elevata pressione. Per cui ci congeda, usandoci la cortesia di accompagnarci all’uscita. Non è solo gentilezza, è che desidera pavoneggiarsi ancora un po’.

Nella notte nera dove le vacche sono nere, in fila indiana, seguiamo la sua chioma fiammeggiante: Le presse tutt’attorno a noi, i lemuri incatenati alle rotative, sono in piena attività.


d’Europa

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