
La stagione dell’ausiliario

Come per la caccia, i funghi, la pesca, è nuovamente aperta la stagione 2023 dell’ausiliario della sosta, indomito tutore dell’ordine cittadino, ineguagliabile primate del saccheggio di prossimità, a kilometro zero insomma. Giunte comunali di dx e di sin, apartitiche, apolitiche, aconfessionali, civiche incluse, notoriamente affette senza distinzione da protagonismo statalista e ozio parassitario, tutte democraticamente elette si intende, dalle Alpi agli Appennini, dalla Martesana al Reno, di delibera in delibera, vanno forte come un treno.
Anche per il 2023 dunque, è dichiarata la guerra stagionale al compagno cittadino, che quella permanente, a cura degli eroici addetti delle Polizie Locali, non è mai abbastanza per un popolo di selvatici macachi del Borneo e oche del Campidoglio sempre in calore.
Lanciato così a fine maggio, sull’asfalto incandescente di piazze Matteotti, corsi Garibaldi, vie 25 aprile e incroci di periferia, dovunque ci sia suolo sufficiente per parcheggiare anche soltato un Ape Piaggio, il valoroso ausiliario ha ingaggiato anche per quest’anno il quotidiano duello civico, attraverso il quale quale punta ad un posto fisso da vigile, pure lui.
Una sudatissima competizione senza intervalli la sua, dalle 8 alle 20 l’inde-fesso ausilia-to marca ogni centimetro quadrato del suolo comunale; nelle località affette da movida cronica e orine (ore piccole) l’eroe nazionale arriva anche a turni estenuanti di 24 ore, ciclo continuo come negli altoforni delle acciaierie, dove al contrario però non è garantito alcun 27 e neppure un concorso per un posto a vita.
Sudatissime maratone da giugno a settembre inoltrato quelle dell’ausiliario tricolore, quando resteranno sul posto solo i compagni cittatidini stanziali che potranno essere lasciati al saccheggio dei soli vigili con contratto a tempo indeterminato.
Bisogna dirlo però, chiaro e forte, è una guerra combattuta in solitudine quella dell’ausiliario di mameli, una guerra silenziosa contro gli stessi suoi paesani e compagni cittadini, notoriamente indisciplinati, anarcoinsurrezionalisti, viziosi dell’evasione fiscale, dediti al turboliberismo, avvezzi al crimime e al malaffare classico e al peggiore dei reati: lasciare la propria auto da qualche parte parcheggiata.
Impavido l’ausiliario, animato da indomito sprezzo del pericolo, stringe tra i denti il terminale digitale per la lettura delle targhe. E rileva, fotografa, registra, monitora, punendo stuoli di sbadati compagni cittadini con la sosta scaduta da più di minuti 5 o peggio, i furbi che la sosta non la pagano neppure.
Ordine e sicurezza prima di tutto si sa, prima di ogni altra cosa.
Titolone di apertura tra i più classici e commoventi dei tiggì nazionali. Quando poi a “ordine e sicurezza” viene abbinato “lo stato c’è” allora il titolone diventa monito, e scende come manna dal colle a sfamare il popolo smarrito e perso nel deserto nazionale.
Lo sa tutta la via Lattea infatti, che non si muove una foglia a Inulandia. Dal Brennero a Lampedusa, neppure uno scippo, una molestia, uno schiamazzo notturno, una lite tra vicini, un furto di fave o di cicoria !! con la tragica conseguenza che tutti gli addetti delle cronaca bianca e nera locale sono in cassa integrazione da anni, proprio a causa dell’ordine e la sicurezza che regnano incontrastati a Inkulandia.
Per non parlare poi della mafia, della ‘ndrangheta e e delle organizzazioni criminali in genere. Come raccontano infatti i libri di Storia del 900, sono state sgominate tutte senza pietà da quel fatidico 2.6.1946, memorabile alba dell’era Repubicana di Inkulandia, che imperterrita si perpetua nei secoli di secoli, di governo in governo e sono 73, di mummia in mummia e sono una dozzina ormai, quelle transitate dai sarcofaghi della piramide romana, 77 invece le commemorazioni annuali religiosamente celebrate ogni anno, naso all’insù e mano sul petto, da schiere di idioti, analfabeti funzionali, devastati mentali, che non meritano pietà e giustificazione alcuna. Ai boiardi di partito, ai peones d’apparato, alle armate di parassiti di ministeri, authorities, commissioni, partecipate, alle schiere sconfinate di burosauri passacarte installati da giovani con regolare concorso e pensionati a riciesta per lavoro usurante, e a tutto il resto degli affiliati alle cupole romane del potere repubicano, certo nessuna pietà ma va tuttavia riconosciuta loro l’attenuante generica: quella di essere nati in un paese popolato di zombyes e invertebrati grazie ai quali sguazzano e possono continuare a sguazzare non solo indisturbati, ma persino votati, osannati, e alla peggio sostituiti, attraverso regolari elezioni, si intende.
Il coro “Ordine e sicurezza” dunque, si alza alto nei cieli della patria dove le merDaviglie non finiscono mai, e dove branchi scombinati di scimmie in salopette tricolore, al canto della filastrocca di mameli, plaudono giulivi qualunque malefatta o vessazione sia loro indirizzata, attendendo rintronati con ansia di potersi vendicare alle prossime elezioni comunali, armati dell’unica arma letale che ovviamente il sistema è disposto a concedere ai suoi sudditi: matita e cartuscella variopinta !! 😂🤣🤣.
Delle armi vere non se ne parla neppure. A difendersi da chi infatti servirebbero, con tutto l’ordine e la sicurezza che regnano intorno?
Non potendo quindi impallinare di piombo, nessun premier o ministro o assessore comunale, il compagno cittadino usa matita e cartuscella colorata, tutte le volte che il sistema decide che non c’è un’emergenza in corso, salvo quella democratica. Le decine di tornate elettorali precedenti in effetti dal 1946, non sono ancora bastate per capire il raggiro alla mandria di animali da soma che sanno di essere e di cui fieramente vantano pure l’appartenenza.
E così l’ausiliario, degna metafora di questo paese macchietta finito in tragedia, paladino pure lui di ordine e sicurezza insieme ad altri 500 mila eroi del 27, in uniformi di vario colore, aspetta il fine turno e il fine mese. Tanto alle casse pubbliche, riempite coi saccheggi fiscali di ogni ordine e grado, anche l’ausiliario contribuisce umilmente, in attesa del posto fisso, con le sue razzie locali in formato “divieto di sosta” e “sosta scaduta”.
wiwa la repubica, wiwa l’itaGlia