Se un individuo ha simpatie socialiste significa una cosa precisa: ovvero che crede nell’uguaglianza “sostanziale” dei cittadini.
E dato che, invece, gli individui sono, per loro natura, diversi e giungono, inevitabilmente, a traguardi diversi, i socialisti, per realizzare quell’uguaglianza sostanziale in cui credono, agiscono con l’azione forzosa e coattiva dello Stato che, attraverso un prelievo fiscale elevato e progressivo e la limitazione delle libertà economiche, redistribuisce la ricchezza prodotta per appianare qelle differenze tra gli individui, che loro considerano una stortura, per ottenere proprio quell’egualitarismo obiettivo delle loro politiche.
Se uno è liberale e antisocialista crede nell’uguaglianza formale, cioè di diritto, nel senso i cittadini sono uguali davanti alla legge ed hanno gli stessi diritti e doveri, ed il prelievo fiscale ha l’unica finalità di far funzionare lo Stato nei suoi principali e LIMITATI compiti: difesa, giustizia, infrastrutture primarie, e non ha una finalità redistributiva.
Non mi sembrano differenze trascurabili.
Se anche si resettassero le opportunità, le condizioni di partenza, rendendole pari per tutti gli individui,ci sarebbero quelli che per capacita’ , aspirazioni, ambizioni, impegno, arriverebbero più in alto nella scala sociale, concretizzando così, nuovamente, le diseguaglianze: e’ inevitabile.
Ciò che conta e’ ci siano pari diritti e doveri davanti alla legge e che, grazie alla libera impresa, al mercato e alla creazione di nuova ricchezza, si riduca la povertà, i meno abbienti siano ogni giorno sempre meno poveri e più inseriti, come avviene nei paesi OCSE.
Al contrario, mirare all’egualitarismo (come propugna la sinistra), da raggiungere con l’oppressione fiscale e la redistribuzione esasperata del reddito, la limitazione delle libertà economiche, scoraggiando l’iniziativa imprenditoriale, porta ad ottenere una sempre maggiore povertà ed esclusione per tutti.
Tra l’altro proprio la sinistra che sventola continuamente la bandiera dell’egualitarismo (degenerazione del principio di uguaglianza dei diritti) , è in realtà artefice di incredibili disparità di diritti tra i cittadini e si ingegna per impedire che queste vengano rimosse:
– normativa sul rapporto di lavoro differente tra lavoratori pubblici e privati
– regimi di tassazione diversi tra coop e società commerciali, tra lavoratori subordinati e lavoratori autonomi; tra autonomi italuani e stranieri,
– diferrenti trattamenti pensionistici tra regimi retributivi e contributivi;
– differenti ammortizzatori sociali tra grandi aziende e piccole aziende, tra lavoratori auronomi e subordinati;
– aiuti di stato erogati alle grandi imprese e negate alle piccole imprese
– contributi a fondo perduto erogati agli enti non commerciali (associazioni, sindacati, onlus) amici. Cioè, con la scusa di raggiungere l’egualitarismo attraverso meccanismi redistributivi e assistenziali la sinistra viola l’unico principio da difendere, l’uguaglianza davanti alla legge, quella con la L maiuscola cioè che rispetta i requisiti di generalità e astrattezza, e lo fa creando leggi “speciali” ovvero che non rispettano il requisito della generalità ma sono leggi per specifici blocchi sociali, quando non addirittura “ad personam”.
Al contrario i liberali (liberalconservatori) ritengono che l’individuo e la sua famiglia siano la cosa più importante.
Che la vita, la libertà, la proprietà privata, siano diritti naturali.
Che le istituzioni ed il parlamento abbiano la funzione di garantirli ed il governo sia al servizio dei cittadini e non il contrario.
Ed il libero mercato il mezzo per raggiungere i propri bisogni: il liberalismo economico, con la sua libertà di scambio esprime, sviluppa, enfatizza, le capacità imprenditoriali, il talento capitalistico, il riconoscimento del merito.
La vera perversione del socialismo non va cercata nelle teorie scombinate elaborate da Marx o nelle teorie di giustizia sociale proposte da Rawls: la vera perversione sta in quella peculiare fallacia che vede la società come una realtà nella quale il successo di uno è il fallimento di un altro.
Adam Smith scriveva nel 1776 ne “La Ricchezza delle Nazioni ” : Ciascun individuo perseguendo il proprio particolare interesse, è “spinto da una mano invisibile a promuovere un fine che non era stato previsto dalle sue intenzioni”, e cioè il bene comune;
al contrario non si è mai avuto occasione di constatare il bene fatto da coloro che affermano di operare per il benessere comune.
Per lasciare libero ogni membro della comunità di operare per massimizzare il suo “profitto”, perché in tal modo egli contribuirà al bene comune, allora l’intervento del governo nella società deve essere limitato: i suoi compiti sono principalmente assicurare la difesa da aggressioni straniere, dal terrorismo, del crimine e dell’immigrazione. istituire una rigorosa amministrazione della giustizia ed il rispetto dei contratti, provvedere alle opere e infrastrutture pubbliche.
Ulteriori ingerenze statali nell’industria, nel commercio, nell’agricoltura altereranno quell’ordine intrinseco che regna in questi grandi settori non meno che nell’attività economica individuale
Tuttavia non c’è tensione fra il libero mercato e un ordine sociale tradizionale: nessuna economia di mercato può funzionare senza il supporto di sanzioni legali e morali atte a scongiurare la formazione di monopoli, cartelli, frodi, e a riversare il costo del cattivo comportamento su colui che lo ha causato
Il progresso e l’innovazione sono compatibili con il riconoscimento delle nostre origini e dei valori fondamentali occidentali: quanto più le radici di un albero affondano in profondità nel terreno tanto più in alto potranno elevarsi le sue fronde, in sicurezza, per difenderci dal totalitarismo, il cui obiettivo è annientare la memoria, in modo da controllare il presente e, di conseguenza, il futuro.
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