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Ceci n’est pas une pippe

Più di 20 anni fa, qualcuno mi disse che non ero attendibile come libertario, perché facevo l’avvocato amministrativista, e il diritto amministrativo è il diritto dello Stato.
Ci sono qui vari errori, perché io scelsi di fare l’avvocato amministrativista proprio per tutelare il cittadino dallo Stato (il manuale di Virga si intitolava “La tutela giurisdizionale del cittadino nei confronti della pubblica amministrazione”, il che dà il senso).
L’altro errore consiste nel credere che l’espressione “diritto amministrativo” voglia indicare il diritto del potere, mentre invece indica il diritto della LIMITAZIONE del potere, infatti diritto amministrativo è un concetto liberale, che esprime esattamente il fatto che il potere possa essere assoggettato a sindacato. In particolare, considero istituto principe del diritto amministrativo il fatto che sia configurabile un vizio della discrezionalità, ossia l’eccesso di potere.
Chiarito che essere avvocato amministrativista non significa essere statalista (anche se evidentemente ce ne sono, come quegli avvocati dei comuni che consigliano ai comuni di compiere abusi, e ne ho conosciuti), vien da chiedersi come mai Conte esprima una cultura così statalista, pur essendo un avv. prof. CIVILISTA, guarda un po’.
E’ pur vero che il M5S piazzò a suo tempo il poco conosciuto Conte nel Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa, ossia l’organo di cosiddetto autogoverno dei giudici amministrativi (i giudici amministrativi si dividono in liberali filo-privato e statalisti filo-p.a., tuttavia mi sa che prevalgono i secondi, ma bisogna vedere quanto è grande il privato).
E’ quindi possibile che questa esperienza abbia statalizzato Conte, ma trovo più probabile quanto ho detto altre volte, ossia che Conte sia un orecchiante della politica della prima repubblica, in particolare però del periodo dell’unità nazionale, periodo in cui il linguaggio politico era tutto un inneggiare alle istituzioni repubblicane, intorno alle quali raccoglierci etc.: insomma, il linguaggio della sinistra catto-comunista, che in questo settennato è di casa al Quirinale, dato che Mattarella viene dalla sinistra democristiana.
Questo per dire che Conte dà una copertura colta o semicolta al volgarissimo statalismo dei Cinquestelle, che ragionano sempre in termini di che cosa fare fare allo Stato, e non su se lo Stato debba o no fare una cosa.
Si noti che il Pd nemmeno avrebbe questa cultura, ma gli fa molto comodo, perché quel tipo di statalismo è anche statalismo degli affari, degli appalti, degli “investimenti”, del green, quindi di processi di smaltimento rifiuti, e così via.
Abbiamo vissuto un periodo in cui prevaleva la cultura liberista, almeno una certa sua vulgata, ma occorre riconoscere che non ha prodotto un granché di buono (lo so che alcuni diranno che non era per niente liberista), ma qui per liberismo si intendono sostanzialmente due provvedimenti di Renzi, la buona scuola e il jobs act.
Visto che “non siamo usciti dalla crisi”, quella vulgata e quella narrazione sono cadute in disuso, e si è riscoperta de plano la narrazione statalista, che al politico, ossia al suo potere personale, fa molto più comodo, e ciò anche se deve servire interessi privati. perché ci sono più appalti, più “reti”, più “investimenti”, più “capitali misti pubblico-privato” e simili: riempirsi la bocca con l’impresa vale ancora, a condizione che si dica subito “in una corretta partnership pubblico-privato”.
Questo è un tipo di retorica già più sofisticato, ma per noi popolino vale invece ancora quella volgarissima de “Lo Stato non vi lascia soli”, “Lo Stato c’è ed è ben presente”, e altre invocazioni simili.
Concludo dicendo che non vi volevo dire niente di preciso, solo fare un po’ l’osservatore dei tempi, passati e presenti: per il futuro, dipenderà da che cosa decide l’Unione Europea, e dall’aria che tira mi sa che siamo sul detto filone della partnership pubblico-privato, salvo che poi paga Pantalone con le tasse, mica il partner privato.

Il Negazionista

by Fabio Massimo Nicosia

Avvocato, giurista, scrittore, teorico del diritto e della politica, ha pubblicato diversi volumi e diversi saggi, tanto nel diritto amministrativo, quanto nella filosofia del diritto e della politica.

Fabio Massimo Nicosia

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