
Epistemologia morale. Le basi del metodo linguistico

In accordo con la tematica generale di questa rubrica oggi propongo, in questa breve sintesi, una strategia riflessiva per le problematiche morali; vorrei in particolare apprezzare come impiegando gli strumenti della filosofia del linguaggio, costruendo cioè un resoconto linguistico dei concetti etici, sia possibile un approccio più lucido e razionale alle scelte morali, e una comprensione più raffinata dai dilemmi (sia reali che ipotetici) che possono emergere contestualmente a questa disciplina.
Occorre innanzitutto precisare che la metodologia della filosofia del linguaggio, per come verrà impiegata di seguito, prevede un approccio epistemologico; questo significa che i concetti etici sono presi in considerazione in quanto conoscenze o credenze di attori morali. Non ci si chiede se esistono delle leggi morali universalmente valide, questa modalità di indagine non pertiene cioè lo statuto ontologico dei concetti morali; piuttosto, si cerca di capire in che modo le conoscenze dei soggetti agenti si relazionano al mondo dei fatti quando questi compiono azioni che definiremmo morali o riflettono su circostanze che riconosciamo come morali.
A questo punto il lettore attento potrebbe accorgersi di una complicanza tecnica; le nozioni morali non sono conoscenze qualsiasi, e sembrerebbero infatti distinguersi in modo rilevante dalle nozioni riferite a fatti concreti. Facciamo un esempio. Supponiamo di trovarci di fronte a un atto di estrema crudeltà gratuita, come la tortura di un individuo che sappiamo per certo essere innocente; potremmo allora ritenere di stare osservando un’azione moralmente abietta, potremmo cioè sottoscrivere la credenza che torturare gli innocenti è immorale (o che questa particolare istanza di tortura è immorale, o che ogni istanza di tortura è immorale, e così via). Una conoscenza (o credenza) di questo tipo è ben diversa dalla credenza che, ad esempio, le mie mani hanno cinque dita. Sembrerebbe allora che i concetti etici (così descritti) siano qualitativamente distinti dalle nozioni fattuali: i primi ci informano sulle coordinate morali di un evento (o un tipo di eventi), le seconde ci informano sulle proprietà descrittive di un oggetto del mondo. Questa questione, nota nella filosofia contemporanea come il problema della distinzione fatti/valori, è un problema aperto dell’epistemologia morale e non la discuteremo nei dettagli in questa sede. Ci basterà per adesso apprezzare che le nozioni morali coinvolgono l’attività riflessiva del soggetto in modo molto particolare: esse prevedono un’attribuzione di valore.
Possiamo allora affermare che i concetti etici sono espressi in forma di contenuti all’interno di particolari proposizioni con cui il parlante attribuisce un certo valore a una certa occorrenza (o a un certo tipo di occorrenze): dire della tortura che è crudele significa attribuire un valore morale negativo a tutte le istanze reali e ipotetiche di tortura, e questa conoscenza è espressa dalla proposizione morale ‘la tortura è crudele’ che il soggetto sottoscrive.
Questo passaggio è in un certo senso il punto di partenza del metodo linguistico rispetto alla filosofia morale: un approccio epistemologico che riconosce nei contenuti di certe proposizioni (le frasi morali) la forma dei concetti etici che vale la pena e che è possibile discutere razionalmente. Oggi non voglio dilungarmi oltre su questi concetti molto tecnici, ma vorrei concludere per adesso sottolineando un’importante caratteristica del metodo che ho appena proposto: ci permette di analizzare le circostanze morali utilizzando correttamente gli strumenti della logica formale, riducendo il rischio di formulare pericolose contraddizioni e aiutandoci a riconoscere queste contraddizioni all’interno delle riflessioni altrui.

La Teiera Celeste
La teiera di Russell, chiamata anche teiera celeste, è una metafora ideata dal filosofo Bertrand Russell per confutare l’idea che spetti allo scettico, anziché a chi le propone, l’onere della prova in merito ad affermazioni non falsificabili, in particolare in ambito religioso.
by Autori Vari
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Laureato in Filosofia alla Statale di Milano, laureato magistrale in Scienze Filosofiche alla Ca’ Foscari di Venezia.